C’ è effettivamente un po’ di sana pazzia nel primo disco solista di Renato Podestà che sforna all’inizio del 2019.
Renato Podestà, che abbiamo imparato a conoscere negli Sugarpie & the Candymen, quintetto swing che sta riscuotendo successi nei più autorevoli circuiti jazz sia in Italia che all’estero, e che, finamente, si presenta nelle vesti di frontman del suo “Organ-Trio”
Foolish Little dreams, come lo stesso Podestà ci racconta…
E’ nato di getto alcuni anni fa dopo un viaggio negli States tra New Orleans, da cui ho tratto la parte più legata alla tradizione, e New York da cui ho mutuato l’aspetto più contemporaneo. Un disco nato velocemente ma lasciato “riposare” per un paio di anni, come il buon vino, e uscito con etichetta Irma Records con la quale ho già collaborato con gli SugarPie
Come hai quindi pensato di strutturare questo tuo primo lavoro solista?
Come dicevo l’ispirazione è nata da questo viaggio. Ho voluto che il dualismo Tradizione-Innovazione fosse ben presente. Già la scelta della formazione, “Organ-Trio”, è funzionale a stare in equilibrio tra questi due opposti.
Puoi farci qualche esempio?
Prima di tutto la ricerca dei pezzi. Almeno quelli non inediti, sono brani della tradizione jazz ma non standard puri. Pezzi che possono essere definiti “nascosti” all’interno del repertorio jazz. Un esempio: Happy Feet è un pezzo dell’orchestra di Paul Whiteman degli anni 30, un orchestra che svolgeva un repertorio che al tempo era definita musica leggera, e poco rappresentato. Oppure Five, pezzo giovanile di Bill Evans. Blood Count invece è di un certo Billy Strayhorn compositore di molti pezzi di Duke Hellington, brano che mi è sempre piaciuto tantissimo
Brani decisamente riarrangiati immagino
Assolutamente. Il processo di ri-scrittura dei brani è stato importante. Ad esempio il pezzo di Gershwin, “Fascinating Rhythm”, è stato completamente rivisto anche sotto il profilo metrico portandolo ad un 7/8 e riarmonizzato completamente anche in virtù della composizione del nostro gruppo.
Foolish Little Dreams: Trailer
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E poi ci sono i due brani inediti
Si, uno è mio e uno è di Di Ienno. Il mio, Bolero, ha una visione che spazia tra un ritmo cubano e un’impronta “acida”. Forse il brano che per questi motivi, posso definire “più strano”. Il brano di Di Ienno, “Heartbeat Sweet” è un pezzo dalle sonorità più contemporanee molto legato all’attuale scena NewYorkese.
A questo punto svelaci la composizione del trio
Siamo io alla chitarra, Gianluca Di Ienno all’organo e Roberto Lupo alla batteria. Noi tre siamo presenti in 7 delle 8 tracce. L’ottava invece è in duo con il mio insegnate, mentore, amico Sandro Gibellini.
Dopo diversi dischi con gli Sugarpie, come ti sei sentito ad affrontare un disco “Solista”?
E’ tutto maledettamente e stupendamente diverso! Pur avendo alle spalle un gruppo che condivide con te diversi arrangiamenti, alla fine la responsabilità di decidere quale versione registrare grava solo sulle tue spalle. Inoltre, la tipologia di questo gruppo non permette di aggiustare eventuali errori, e la vocina “stai attento a non commettere errori perché si rovina il take” si fa sentire eccome! E’ stato anche un percorso psicologico che mi ha portato a governare quest’ansia. Molto, molto bello alla fine, sono molto soddisfatto!
Da ultimo, quando verrà presentato Foolish little dreams?
Lo presenterò per la prima volta al Jazz Club di Torino il 9 di gennaio, ma subito dopo, il 12, ci esibiremo al Milestone di Piacenza. Il tutto prima, lo spero tanto visti i presupposti, di poterlo presentare anche nei vari jazz fest in Italia e all’estero .
Foolish Little Dream: tracks preview
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