Tendenze 2018: luci e ombre nei commenti di Callegari e Bacciocchi

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L’ultima edizione di Tendenze si è conclusa meno di una settima fa, e noi di Piacenza Music Pride abbiamo cercato il punto di vista su questa edizione 2018 di chi questo festival lo conosce molto bene. Un’edizione targata Associazione Alley Oop che ha segnato una rottura con il passato e per questo abbiamo raccolto i punti di vista di Alberto Callegari, che oltre ai suoi trascorsi che ben conosciamo quest’anno si è occupato della giuria che valutava gli artisti nel contest delle band, e Antonio Bacciocchi.

Alberto: Il primo commento che ti viene in mente su questa edizione qual è?

È quello che ho già detto prima del festival allo stesso Marcello Casaroli: da un punto di vista artistico io non ero d’accordo praticamente su niente, ma nel senso buono, perché sarei stato più attaccato alla tradizione, però per tenere fede al nome dell’evento, nel 2018 le tendenze sono queste.

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Tendenze che hanno portato a delle scelte…

Certo. E scelte anche molto chiare, come ad esempio quella di escludere a priori i gruppi metal e hard rock, per lasciare spazio ad artisti provenienti dalla stessa agenzia da cui provengono quelli che spesso troviamo anche al Bleech, seguendo la moda indie del momento, poi in 15 giorni è stato preso anche un po’ quello che passava al convento. Sul lato hip hop sono rimasto un po’ sconcertato perché è un genere che non conosco, non capisco e come gusti non apprezzo e direi anche che è brutto, però mi ha fatto conoscere un’altra Piacenza, una parte che vive la musica da rapper e da trapper che mi lascia un po’ allibito, ma essendo questa la tendenza del momento, meglio di così non si poteva fare. Devo anche dire che venerdì e sabato c’erano tanti ragazzi che non avevo mai visto e perciò mi devo arrendere all’evidenza. Poi, noi di solito come “nuovo” intendiamo qualcosa di migliore del vecchio ma invece, purtroppo, tante volte non è così.

Un cambiamento difficile da digerire per qualcuno?

Quelli che sono cresciuti con il vecchio Tendenze adesso sono nei 40 (anche se non se li sentono) e come me possono essere stati presi in contropiede perché quello che è stato proposto può essere visto anche come “non musica”, con tanta volgarità dentro, però dall’altro lato quando sono arrivati i Sex Pistols, non venivano considerati in modo molto diverso, solo dopo sono stati presi come un fenomeno di rottura. Insomma, tralasciando i gusti personali, è anche giusto che dei ragazzi giovani siano dei cazzoni rompitutto, e poi in modo oggettivo, a parte la domenica per colpa del tempo, per le altre sere tanto di cappello.

Il commento di Bacciocchi

Dopo Alberto Callegari, abbiamo chiesto il parere anche a chi ha fatto nascere Tendenze, stiamo parlando di Antonio Bacciocchi, che in queste righe ci ha riassunto il suo pensiero.

<<Apprezzabile lo sforzo di portare avanti una manifestazione storica come Tendenze, nonostante il supporto finanziario da parte delle istituzioni che avrebbero il dovere di tutelare uno dei rari esempi di continuità della nostra città, sia stato insignificante e avvilente. La musica, anche quella giovanile, è cultura ma sembra che da questo punto di vista da certe parti ci sia una sordità diffusa. Purtroppo, da quello che ho visto nella serata di giovedì, lo spirito originario non c’è più. Può non essere necessariamente un male, le cose cambiano e con loro le persone. Io ho 57 anni e sono stato giovane un po’ troppo tempo fa per giudicare con cognizione di causa>>.

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