Masterclass di composizione di Stefano Gervasoni tenuta lunedì 8 aprile al Conservatorio Nicolini
Lunedì 8 aprile ha avuto luogo, presso il Conservatorio “G. Nicolini”, la masterclass di composizione tenuta da Stefano Gervasoni. La masterclass si è svolta nell’Auditorium del Conservatorio ed ha coinvolto gli studenti della classe di Composizione.
Stefano Gervasoni, classe 1962, ha intrapreso gli studi musicali nel 1980 a seguito di un incontro con Luigi Nono, conseguendo la laurea presso il Conservatorio “G. Verdi di Milano”, dove ha studiato nelle classi di Luca Lombardi, Niccolò Castigliani e Azio Corghi. Nel 1993 ha frequentato per due anni corsi di specializzazione di composizione ed informatica musicale presso l’IRCAM a Parigi.
Le sue opere sono spesso caratterizzate da trame intricate e da un’attenzione particolare al timbro. Ha ricevuto numerosi premi e commissioni da istituzioni prestigiose fra cui l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Radio France e Berliner Biennale per le sue composizioni, che spaziano da brani solisti a opere orchestrali. Gervasoni è anche noto per il suo lavoro di insegnante e ha tenuto corsi di composizione presso varie istituzioni in Europa; attualmente è docente di composizione presso il Conservatorio di Parigi.
La masterclass si è svolta in due parti: la prima, al mattino, è stata un’esposizione delle composizioni del maestro, mentre la seconda parte, pomeridiana, è stata dedicata a lezioni individuali in cui Gervasoni ha lavorato insieme agli studenti della classe di composizioni alle loro opere.
Stefano Gervasoni ha preferito utilizzare un approccio diretto alla masterclass, con un focus sulle sue ultime opere; iniziando dalla musica da camera, ha esposto Clamour, per quartetto d’archi.La decisione avviene proprio per l’importanza di «fare musica con i piccoli gruppi, come il piccolo microcosmo di un quartetto, mi sembrava il modo migliore per entrare in profondità nella musica».
Ha proseguito con le composizioni per voci ed elettronica, parlando di De Tinieblas (2020). La voce è per Gervasoni uno strumento fondamentale nel percorso artistico. Come ci ha raccontato, difatti, «il mio primo pezzo era scritto per voce e strumenti, è sempre stata una presenza costante: solista, coro, ensemble vocale, con orchestra; in tutti i modi».
Durante l’intervista, Gervasoni ci ha anche parlato di Eufaunique (2020), un brano per grande ensemble di lungua durata ed in chiave ecologista, volto a sensibilizzare su tematiche più che mai attuali. Il titolo, una parola inventata dal compositore stesso, nasce dal connubio tra le parole “eufonico” e “fauna”, che nonostante in francese si pronunci allo stesso modo di “euphonique” (eufonico), grazie al sottile scambio di vocali, dà vita ad un significato nuovo: difatti, in questa composizione gli strumenti sublimano le voci degli animali.
Il brano è diviso in due parti; la prima è stata composta nel 2016 ed è quella che gli dà il nome: un presto gioioso, energico, attivo e rapido. Gervasoni ci ha raccontato: «L’idea base della parte positiva è la sesta giornata della Genesi, nella quale Dio ha separato gli esseri viventi in animali e uomini» qui il compositore narra, con la sua musica, della di questa coabitazione, soffermandosi sull’importanza dell’eguale condivisione delle risorse. La seconda parte, composta nel 2020, è invece un largo desolato e pessimista e «parla del momento in cui l’uomo diventa cacciatore, l’equilibrio tra le due specie si rompe e nascono i problemi nati dalla distruzione e depredazione delle risorse da parte dell’uomo».
Stefano Gervasoni ci ha anche dedicato qualche parola riguardo alla scena compositiva italiana: «trovo la scena italiana molto attiva, costellata di giovani compositori nascenti o affermati con un grande spicco artistico e creativo. I compositori italiani sono, a mio avviso, tra i più dotati creativamente, ma purtroppo ancora oggi la loro arte viene apprezzata maggiormente all’estero, dove affermarsi è più facile».
Frieda Gianella