Mercoledì lo Stabat Mater in Duomo
Conservatorio e Diocesi insieme per valorizzare la musica sacra.
Il Conservatorio Nicolini e l’Ufficio dei Beni Culturali della Diocesi di Piacenza-Bobbio hanno unito le forze per dare vita a un progetto per lo studio e la divulgazione del patrimonio di musica sacra e dei testi liturgici che inizierà mercoledì 20 settembre con l’esecuzione in Duomo della trascrizione di Giovanni Paisiello dello Stabat Mater di Pergolesi.
Il concerto sarà riproposto il 22 settembre alle 20.30 nella Basilica della Madonna di San Marco di Bedonia (PR) e il 23 settembre 2023 sempre alle 20.30 nel Santuario della Madonna dell’Aiuto di Bobbio (PC).
L’evento musicale è stato presentato venerdì mattina durante una conferenza stampa a cui erano presenti il presidente del Conservatorio Massimo Trespidi, la direttrice Maria Grazia Petrali, il direttore d’orchestra Giuseppe Camerlingo, il responsabile dell’ufficio dei beni culturali della Diocesi di Piacenza-Bobbio Manuel Ferrari, le cantanti Anna Maria Chiuri e Ilaria Geroldi e il docente Simone Fermi Berto che introdurrà il concerto.
“Lo Stabat Mater segna un cambio di passo che il Nicolini sta intraprendendo verso un’ulteriore apertura alla città e al territorio” ha affermato il presidente Trespidi.
“Questa bella collaborazione ha lo scopo di avvicinare i ragazzi del Conservatorio alla musica sacra e riportare quest’ultima nei luoghi dove è nata: nelle chiese” ha dichiarato Manuel Ferrari.
Nella rilettura del Maestro Giuseppe Camerlingo, che dirigerà il soprano Ilaria Geroldi, il mezzosoprano Anna Maria Chiuri e l’Orchestra del Conservatorio Nicolini, le note del capolavoro di Paisiello “risuoneranno più attuali che mai, sublimando nel canto di Maria ai piedi della croce il dolore di tutte le madri private dei propri figli dalle tante violenze che funestano il nostro presente” ha sottolineato il maestro Camerlingo.
Ricchissimo di immagini, banco di prova per gli effetti descrittivi che suggerisce, lo Stabat Mater, sequenza in latino del XIII secolo attribuita al francescano Jacopone da Todi, è stato intonato da centinaia di musicisti fino ai nostri giorni.
La versione di Paisiello, stampata a Parigi nel 1810, senza tradire quella pergolesiana del 1736 da cui deriva, ne altera tuttavia sensibilmente il testo, ed è connotata dall’ampliamento dell’organico tramite l’introduzione dei fiati, dalla modifica parziale di vari frammenti delle melodie e dall’inserimento ex novo di indicazioni dinamiche, di fraseggio e di andamento e di nuove figure di accompagnamento, che perfettamente alimentano e coerentemente concludono quella pluridecennale civiltà musicale napoletana, che aveva conquistato l’Europa e il mondo intero, di cui il tarantino Paisiello fu l’ultimo e acclamato testimone.