Dopo 53 anni di assenza è tornato in scena Mefistofele di Arrigo Boito
Doppio appuntamento la scorsa settimana Venerdì 14 Ottobre e in replica Domenica 16 Ottobre
Tutte le grandi opere meritano tempo per essere apprezzate nella loro unicità: è stato così anche per Mefistofele di Arrigo Boito che dopo 53 anni di assenza è tornato in scena al Teatro Municipale di Piacenza regalando applausi a scena aperta.
La celebre tragedia, infatti, ha mantenuto il suo valore tradizionale, che è stato tuttavia riadattato in chiave moderna con allestimenti e coreografie vivaci curati ad hoc da Enrico Stinchelli che hanno reso lo spettacolo leggero, agile e facilmente fruibile nonostante l’importanza delle tematiche trattate in interessante incrocio tra sacro e profano come nei casi di Elena di Troia e il Pomo della Discordia.
Elementi classici, come il tratteggio della Creazione nel Prologo ad opera di Adamo ed Eva, si sono ben assortiti con diavoli, diavolesse, angeli e cherubini dalle sembianze umane che hanno avvicinato l’opera teatrale alla proiezione cinematografica.
La scenografia nel suo complesso si è concentrata sugli effetti visivi, catturando l’attenzione del pubblico che ha potuto apprezzare l’opera nella sua interezza, senza ovviamente dimenticare le sonorità wagneriane e beethoveniane che ne hanno accompagnato lo svolgimento.
Anche i personaggi protagonisti sono stati oggetto di un’interpretazione magistrale: dal baritono Simon Lim (Mefistofele), fino al tenore Antonio Poli (Faust), con una menzione speciale anche per il soprano Marta Mari (nel doppio ruolo di Margherita ed Elena).
Tali rilievi recitativi sono emersi con particolare enfasi soprattutto negli atti terzo e quarto e nell’epilogo in cui il soprano Mari ha dato voce ai turbamenti interiori della “sua” Margherita, accompagnata dalla possente voce e presenza scenica del baritono Lim e dalla crescente interpretazione del tenore Poli, regalando un ovazione che si è protratta per ben dieci minuti di applausi finali condivisi con l’Orchestra Filarmonica Italiana diretta da Francesco Pasqualetti, i cori Lirico di Modena e del Teatro Municipale preparati del maestro Casati e il Coro delle voci bianche del Teatro di Modena.
Ciò dimostra che anche le opere generalmente considerate tradizionali possano sorprendere per la loro modernità.