Fine settimana per tutti i gusti al PiacenzaJazzFest.
– Si parte Sabato 23 al mattino (ore 10) con il Workshop Fotografico di Pino Ninfa (per informazioni: info@piacenzajazzclub.it; tel. 0523.579034; il modulo per l’iscrizione può essere scaricato dal sito www.piacenzajazzfest.it)– Si continua la sera (ore 21.15) presso lo spazio Rotative con il grande concerto di Lars Danielsson
– Per concludere la domenica presso il Dubliner’s Irish Pub alle ore 12.30 con con Jazz Brunch in compagnia dei Gipsy Soul Trio
Danielsson è un contrabbassista e violoncellista, oltre che compositore e arrangiatore svedese. È molto noto e ammirato da tutta la scena jazz internazionale per il suo stile, che si caratterizza per il suono lirico ma, al contempo, supportato da un groove incisivo e coinvolgente.
Danielsson si presenterà sul palco piacentino dopo l’ultimo, e meritato, riconoscimento che gli è stato assegnato solo un mese fa dalla Deutsche Phono-Akademie: l’ECHO JAZZ AWARD 2015 per la categoria “Strumentista dell’anno per contrabbasso e basso”.
Si propone per questo appuntamento italiano con la nuova formazione che ha dato vita agli ultimi bellissimi album – “Liberetto” e “Liberetto II”, rispettivamente del 2012 e 2014 – con l’inglese John Parricelli alla chitarra e Magnus Öström alla batteria, mentre al posto di Tigran al pianoforte in questa occasione suonerà il giovane Jonas Ostholm. Un gruppo d’eccezione, formato da musicisti singolarmente eccellenti, che ha trovato nuovi stimoli nel suonare insieme, riuscendo felicemente a trasmetterli al pubblico che li ascolta sia su album sia nei concerti live.
L’obiettivo dichiarato di questi lavori, che costituiranno la base di partenza per il viaggio musicale che attende gli spettatori che avranno l’opportunità di ascoltarli, è quello di scoprire nuovi spazi musicali e di esplorare la libertà della musica in una commistione felice di Jazz da camera, suggestioni classiche e musica popolare europea. L’effetto complessivo, secondo l’autorevole rivista tedesca “Stern”, è quello di <<avere a che fare con “una possente energia” che scaturisce da un nucleo di serenità>>. Quello che non vogliono essere questi album, ovvero pura astrazione intellettuale, è altrettanto chiaro nella dichiarazione di intenti di Danielsson, che poi è anche l’autore di tutti i brani: <<La comprensione della musica è esclusivamente una questione di onestà. Se pensi troppo quando stai suonando, la narrazione, l’autenticità e l’essenza della musica possono andare perse. Questo è il motivo per cui viene così naturale suonare e ascoltare il Jazz, perché tutto ciò di cui hai bisogno è aprire il tuo cuore, assorbire la musica e godertela. In senso stretto questo è vero per ogni tipo di musica, perché la musica viene sempre dal cuore, non dalla testa>>.
Di formazione classica, Danielsson ha scoperto molto presto il suo interesse per il Jazz ed è diventato esploratore del suono, molto attento ai dettagli, con un orecchio particolare per le melodie accattivanti e aperto ai diversi generi. Nel 1985 ha fondato il Lars Danielsson Quartet, composto da colossi come il saxofonista statunitense David Liebman, che suonò negli anni Settanta insieme a Miles Davis, dal pianista Bobo Stenson e dal leggendario batterista dell’etichetta ECM Jon Christensen. Questo quartetto in più di vent’anni di attività è stato una vera palestra per il lavoro di Danielsson, che ha potuto lavorare ed evolversi oltre che come musicista anche come compositore ed arrangiatore. Abilità che negli ultimi anni lo hanno portato a estendere le sue collaborazioni e a lavorare sia con orchestre sinfoniche sia con big band.
Danielsson ha inoltre lavorato con l’Orchestra radiofonica danese come compositore, arrangiatore e produttore, componendo e dirigendo, inoltre, musiche per il “JazzBaltica Ensemble”. Nel corso della sua carriera, grazie alle sue doti di solista, ha lavorato insieme a moltissimi musicisti di grande valore, come i fratelli Randy e Michael Brecker, John Scofield, Jack DeJohnette, Mike Stern, Billy Hart, Charles Lloyd, Terri Lyne Carrington e Dave Kikoski. È stato inoltre un membro del “Trilok Gurtu Group”, il percussionista indiano che ha incantato il pubblico accorso al Teatro Municipale a sentirlo suonare insieme a Jan Garbarek proprio una settimana fa.
Di enorme successo i due album che ha inciso insieme al pianista polacco Leszek Moždžer nel 2008 e nel 2009 dal titolo “Pasodoble” e “Tarantella”. La rivista inglese “Jazzwise” ne ha scritto recensioni entusiastiche, tra cui si legge: “Una lucidità di pensiero e di esecuzione che raramente si ha modo di incontrare nel Jazz”.
Magnus Öström è un batterista con cui Danielsson avrebbe voluto suonare da molto tempo. Come lui originario della Svezia, all’età di otto anni Magnus si costruì la sua prima batteria utilizzando delle latte di vernice vuote trovate nel garage del padre e dopo solo un anno mise su la sua prima band con il bambino che abitava dall’altra parte della strada; quel bambino era Esbjörn Svensson. I due hanno suonato insieme per tutta la loro giovinezza, ma l’esperienza più importante a cui hanno dato vita è senz’altro E.S.T. che a partire dal 1991 e per lungo tempo ha avuto una incredibile influenza sulla scena Jazz mondiale.
John Parricelli cominciò la sua professione di chitarrista nel 1982 e sviluppò da subito il suo stile fresco, forte e immediatamente riconoscibile, risultato del lavoro e delle collaborazioni con diversi artisti appartenenti a varie aree dell’industria musicale.
A chiudere la formazione infine Jonas Ostholm, giovanissima promessa del pianoforte svedese, vincitore di una speciale borsa di studio che prima di lui è stata assegnata a predecessori assai illustri quali Bobo Stenson ed Esbjörn Svensson, è già parte di numerose formazioni e di tanti progetti che lo stanno portando a suonare molto spesso anche fuori dai confini del suo Paese, come in Cina o in Sudamerica.