Per Ricky Ferranti un disco all’anno! Ecco “One soul”

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Dopo solo un anno di distanza Ricky Ferranti torna con un nuovo album dal titolo “One soul”. Un album che come ci spiegherà Riccardo, uno degli artisti più conosciuti e più produttivi della scena piacentina, prosegue il suo percorso in versione one man band in questa nuova produzione musicale che sarà lanciata e presentata ufficialmente domenica 21 a Spazio2 per il Festival delle chitarre.

Nel corso della carriera ti sei saputo spostare da situazioni musicali diverse. Adesso sembra proprio che questa versione in cui viene esaltato lo stile One Man Band è quella in cui hai trovato maggior stabilità. È così?

Si, in effetti ho suonato dal pop al rock, anche se ho sempre scritto ed amato la musica blues e country rock. I miei primi lavori pubblicati erano di stampo blues rock strumentale per poi trasformarsi in vere e proprie canzoni. La situazione One Man Band mi permette di esprimermi al massimo anche se è una situazione molto faticosa da gestire per una questione fisica. Porto comunque avanti anche il discorso di band acustica ed elettrica a seconda delle situazioni che si presentano. Diciamo che il tutto era nato con il progetto Ricky Ferranti and Rusty Miles uscito per Tarzan pub (2012). in cui fu proprio il produttore-editore a suggerirmi di tenere il mio nome ed aggiungere a seconda delle situazioni la Band.

Dall’uscita dell’ultimo This Flame è passato solo un anno e oggi hai già in mano un nuovo prodotto. Una capacità produttiva davvero notevole, qual è il segreto?

In realtà alcuni brani erano già scritti, quindi produrre il CD è stato relativamente veloce, poi avevo già in mente tutto in termini di suono, parti etc.

Non dirci che hai già del materiale per il futuro!?!

In effetti ho altri brani in cantiere, anche in italiano su cui sto lavorando da molti anni e prima o poi lavorerò anche su quello, ho inoltre in mente anche un progetto di rivisitazione di brani blues dei primi anni del ‘900, tipo Elisabeth Cotten, Sister Rosetta Tarphe, Mississippi Hurt.

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Raccontaci un po’ questo One Soul!

One Soul nasce come continuum sonoro di This Flame con l’aggiunta di strumenti elettrici come basso e chitarre elettriche pur mantenendo la sonorità acustica di base e l’anima One Man Band. Parlo di felicità, amore e violenza. Cerco di essere semplice ma non banale sia a livello lirico, mi piace la semplicità nelle musiche, e nei testi e spero di trasmetterla a chi ascolta. Nel Cd suonano anche miei amici storici come Max Zaccheroni alla Batteria, Andrea Zetti alle percussioni, Gianni Grecchi al basso e Francesco Lazzaro al pianoforte. In più c’è anche mio figlio Francesco Ferranti che suona le percussioni in due brani e questo ha stimolato molto la realizzazione del CD.

La copertina è molto diversa da quella di This Flame. L’impatto nell’ultimo album era molto rurale, invece in One Soul l’impostazione è già diversa. Già da qua possiamo intuire un cambiamento dall’album precedente?

Si ho voluto cambiare la scenografia, più intima, il deserto rappresentava il momento di introspezione, la ricerca del mio modo di fare musica e di esprimere le emozioni. Le sonorità come dicevo prima rimangono molto simili, ma direi che si evolvono, forse sono un po’ più sofisticate, almeno questo era l’intento.

Anche qui troveremo cover giusto?

Si, arrangiare le cover mi piace tantissimo, mi piace renderle mie, cambiarle cercando di rispettare il senso originale, ma comunque allontanarmi dall’originale. L’ambiente acustico da molte possibilità in merito e usando strumenti come banjo, mandolino e chitarre varie, diventa molto stimolante. Troviamo Hendrix suonato in stile One man Band con chitarra semiacustica elettrica e slide, Rolling Stones ed Eagles con il mandolino o Simon and Garfunkel con il banjo.

Come artista, in un anno, da un album ad un altro, quanto si cambia?

Si cambia sempre, ogni giorno, ed il bello è cambiare ed accorgersene e non avere paura. Musicalmente devo dire che i miei gusti base però non sono cambiati tantissimo, ho preso più consapevolezza dei generi che mi piacciono devo dire. Per i testi è diverso, certe cose che dicevo a 15 anni oggi non le direi in modo differente ma è giusto così.

L’appuntamento è fissato per domenica a Spazio2 in contesto importante…

Si domenica al Festival delle chitarre presenterò il CD e suonerò anche brani dai lavori precedenti e qualche cover presente nei vari CD. Una bella vetrina che mi ha stimolato molto devo dire, nella produzione e nella realizzazione del CD.

Le foto di copertina dell’album di Riccardo Ferranti sono state gentilmente concesse dall’autore Marco Cattaneo

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