In questa breve intervista a Paola Quagliata, riportiamo le suggestioni, le immagini, ma soprattuto i concerti che Paola insieme a Luca Garlaschelli e Davide Corini hanno vissuto durante la loro turnè a New York. Partiti due settimane fa da Piacenza, hanno portato nella “grande mela” la loro musica e soprattutto il loro ultimo lavoro: Jazzin’ Around barocco”.
La “grande mela”, una città che trasmette, soggezione, indifferenza o calore?
cosa si prova a cantare a New York?
Esperienza incredibile, NY è assolutamente stimolante. Ti carica di energia. Ovunque abbiamo suonato siamo stati accolti con molto calore ed entusiasmo. Estremamente positiva l’esperienza all’istituto di cultura italiana; il direttore, Fabio Troisi, ci ha inseriti in questa bella rassegna sul jazz. La sala dove ci siamo esibiti è davvero molto bella. L’istituto è luogo di cultura attivissimo e molto prestigioso, posso anche dirvi che il nostro regista, Marco Bellocchio è stato una tra gli ospiti
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Diversi sono i locali in cui ci siamo esibiti fra cui “Somethin’s Jazz” e “Caffè Vivaldi”. L’accoglienza? Ottima!! In particolare al “Vivaldi” dove abbiamo eseguito sia il nostro ultimo lavoro (Jazzin Around Barocco. NDR) che “Tammurriata Nera”. Il pubblico era così partecipe che ci ha dato una carica straordinaria, e così si ha la bellissima senzazione di cantare divertendosi un mondo e questo, per un musicista, è la cosa più bella. Per quanto riguarda il rapporto con i NewYorkesi? Di certo non sono un pubblico snob e non son parchi di complimenti; si avvicinano, chiedono, sono affascinati e curiosi. E amano l’Italia.
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Tre settimane di intenso lavoro dunque, immagino che tu/voi abbiate intessuto relazioni e contatti per collaborazioni!
I ragazzi (Luca Garlaschelli e Davide Corini) sono ripartiti e io rientro la settimana prossima quindi rimarrò a NY per tre settimane. Questa mia ultima settimana la dedicherò allo studio e, visto che non bisogna mai ritenersi arrivati ma in continua formazione, mi farò dare preziosi consigli dal pianista Michael Kanan e dalla cantante kate Baker.
Stò facendo letteralmente indigestione di musica! per rendere l’idea, mi sento come una bambina golosa lasciata da sola in un negozio di dolci!. Senza perdere il contatto con la realtà però! NY è una città dura per un musicista. In questo momento, oltre alle sensazioni e al successo nei concerti, mi interessa portare a casa una crescita musicale oltre ai nuovi contatti che si sono creati. Qui a New York i musicisti, anche quelli molto famosi si lasciano avvicinare facilmente, non fanno i divi: devono divedere la loro esperienza con tantissimi musicisti e non conviene rimanere isolati ma intrattenere bei rapporti con il pubblico!
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Parlavi fra le righe di nuovi contatti, parlacene un po’!
La cosa bella sono anche le mille jam sessions che si fanno dopo le gigs (concerti): oltre a fare musica ti fa conoscere tante tante persone. E poi capita che qualcuno ti dica “hey sabato devo suonare nel tal locale posto, vieni a cantare con noi un tuopezzo?”. Oppure: ti va di organizzare un programma assieme? Bello no? Collaborazioni si, ma vediamo. Ho tanti contatti e come dicevo prima alcune proposte; non è detto che però siano per forza cose newyorkesi: qui ci sono musicisti da tutta europa! Ho reincontrato un chitarrista parigino che, per caso, avevo conosciuto in aereo l’ultima volta che sono venuta negli States. Con lui registrai già un demo e ha suonato con noi al “Vivaldi”. Beh, non è detto che da New York, non si consolidi invece una collaborazione piacentino-parigina!! da ultima una mia intervista a City World Radio con l’AnchorMan Bill Russo, davvero soddisfatta! ciao a tutti, ci vediamo al mio rientro tra una settimana.
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