Qualche tempo fa è uscito il suo Lentamente. Lui è Nuvolari e il suo lavoro targato Bomba Dischi è il suo primo album completo
Prima lo conoscevamo come Matteo (Pisotti. Ndr), poi come Nuvolari. Prima abbiamo seguito l’uscita dei suoi singoli, poi tutta l’attenzione si è spostata sul suo primo album dal titolo “Lentamente“. Ora a distanza di un po’ di tempo, lo abbiamo intervistato per parlare di lui, della sua musica e di quello che gli è successo negli ultimi 2 anni.
Da Matteo a Nuvolari, e poi tutto quello che è successo dopo: l’intervista!
Sappiamo della tua esperienza in Francia, poi la canzone che apre il disco si intitola Arizona, però poi c’è Emilia. Quanto sei legato a quello dove sei nato e quanto invece senti che ti trascina in altri posti?
Beh mi sento molto legato alla mia città anche perché qua è dove sono nato, cresciuto e tuttora ci vivo. Ho fatto le mi esperienze fuori ma qua ci son legato per forza. Non solo alla cultura, ma alle strade ai posti che frequento. Però trovo sempre stimolante andare fuori città, sia per studiare che per lavorare. È sempre una occasione di crescita e credo che sia più interessante questo che il ragazzo di provincia che va nella grande metropoli e ne rimane segnato. Lo sarei anche se mi trasferissi lontano da qua in un paesino di 500 abitanti.
Da oltre un anno, da Matteo Pisotti sei diventato Nuvolari. Cosa è cambiato in questi mesi?
Il tutto arriva da ormai molto tempo prima ancora perché i primi contatti con Bomba Dischi ci sono stati nel 2019, poi però è arrivato il Covid che ha rallentato tutto il processo di registrazione e uscita. Questo matrimonio musicale tra me e loro ci ha portato anche a trovare un nome per il progetto diverso dal nome e cognome che usavo prima, forse anche un po’ per pigrizia e forse anche troppo audace. Chi esce con nome e cognome non c’è più, era una abitudine di un cantautorato passato e forse oggi troppo pretenzioso per me.
In autunno è andato in scena il mini tour che ti ha portato a Bologna, Milano, Torino e Roma. Il tuo primo vero giro per l’Italia con i tuoi brani. Quali sono state le risposte e le sensazioni?
Allora innanzitutto ci sono stati riscontri molto belli. Sono stati tutti bellissimi concerti dove ho visto partecipazione che forse nemmeno mi aspettavo, ma non solo a Milano dove giocavo un po’ in casa perché gli amici mi seguivano, ma anche nelle altre città la risposta è stata davvero bella.
Nei tuoi brani, nonostante tu sia molto giovane, c’è sempre un filo malinconico. Ma per come ti conosco, tu non sei così! Da dove arriva questa cosa?
No no c’è per quanto riguarda il come sono fatto io, ma invece lo sento molto come sentimento quando scrivo ed è un sentimento che mi piace cantare. Poi nella vita di tutti i giorni lo sono ma come tutti. Poi mi ritrovo a scrivere canzoni con quella emozione dentro, perciò l’intuizione è azzeccata ma legata non a me come persona ma come cantautore.
Come detto “sei Nuvolari” già da un po’ di tempo. Quanto di questo album è stato creato prima e quanto invece è stato creato dopo?
La scrittura è stata fatta tutta prima del 2019. Ci sono pezzi che hanno ormai 3 anni, alcuni verso la fine del 2019 e inizio 2020, poi la registrazione è iniziata nell’estate 2020 e finta estate 2021. Tutto un po’ a sprazzi nel periodo estivo, il grosso soprattutto nel 2020 quando sono usciti due singoli e poi le ultime rifiniture nell’estate 21.
Siamo partiti dalle mie demo, create da zero ma su pezzi già registrati, ma il lavoro fatto con Iacopo Sinigallia è stato molto deciso fin da subito e orientato a lavorare sulle mie intuizioni. Il tutto è stat fatto in presenza a Sonus Factory a Roma, circa il 99 per cento è avvenuto lì, solo per Emilia ho registrato le voci a distanze perché non si poteva uscire in quel momento dalla regione e allora ci siamo appoggiati all’Elfo Studio.
Il passaggio a Bomba Dischi è stato centrale per la tua evoluzione. Quanto nel lavoro vero e proprio in sala prove e poi di registrazione, è cambiato?
Da parte loro sempre massima attenzione su tutto però sono sempre stato autonomo al 100 per cento su musica e resto. Loro seguono molto le intuizioni e le volontà dell’artista. Detto ciò io nei loro confronti sono sempre in una posizione di ascolto e gran parte delle volte accetto i loro consigli perché sono veramente bravi e attenti. Poi per loro Iacopo è una garanzia, infatti sono venuti in fase di registrazione ma si percepiva che si fidassero dell’operato in studio.
Nella presentazione che abbiamo letto, i tuoi brani sono pacati. Ecco, questa si che è una definizione in cui ti ci rivedo. Ti senti così, oltre che dal lato umano, anche da quello musicale?
Si, beh, soprattutto musicale, dal lato umano diciamo, quadi sempre! Poi non sono mai incazzoso però magari ci sono occasioni in cui lascio un po’ i freni. Ma musicalmente la definizione è giusta. Infatti il nome Lentamente oltre ad un lato filosofico, i brani sono lenti e poi lasciano una sensazione di tranquillità.
Questo album, ma in generale la tua musica, viaggia tra il cantautorato ed il pop. In che posizione, più o meno, ti senti di collocarti?
Mi sento vicino ad entrambe le cose. Al cantautorato per le intenzioni e per la scrittura, per il pop per risultati che ne escono. I miei alla fine sono brani orecchiabili e di facile accesso. Come gusti sono più verso il cantautorato e lì ci sono la gran parte dei miei ascolti però ritengo anche sia sbagliato riprodurre il classico cantautorato di una volta.
Mi hanno detto che assomiglio a Concato, a Ron, perciò cantautori della vecchia leva. E perciò sono contento che mi si avvicini a quelli, poi oggi ne apprezzo tanti ma per onestà mi sento più affine a Calcutta ma perché l’ho ascoltato tanto. Ritengo scriva molto bene, poi da qui ad indentificarmi in una cosa in assoluto probabilmente no. Ce ne sono tanti e un riassunto non è facile trovarlo. Uno che ho ascoltato molto è stato Jobim, poi però anche se lo considero un genio, io non faccio bossanova!
Nei tanti live in cui ti abbiamo ascoltato, e poi anche nel riferimento del tuo nome, c’è sempre stato un po’ di Dalla. Ma oggi invece, chi ascolti e che ti dà gusto avere nelle tue playlist?
Beh lui è tuttaltro che passato! Poi ovviamente son entrate altre cose e infatti oggi mi sono aperto ad esempio agli Stati Uniti, un panorama che conoscevo ma non ascoltavo assiduamente. Tra i tanti Franck Ocean, Kendrick Lamar, Kanye West. Un mondo più digitale che analogico. Poi un pezzo di Lucio Dalla ci sarà sempre, ma mi rendo conte che i miei ascolti stanno cambiando.