Ricky Ferranti racconta l’album “Nuovi Eroi” in un’intervista ad Amerigo Idra
Pensieri e riflessioni in musica su una delle più grandi questioni contemporanee
UN UOMO LIBERO
Intervista a Ricky Ferranti
“Siamo in una realtà Duale e la sfida è convivere con la nostra parte oscura e non renderla ancora più oscura.
I problemi di oggi sono gli stessi di ieri. La differenza è che oggi abbiamo o possiamo avere la consapevolezza”.
L’idea di eroe, come tutti i grandi interrogativi della storia umana, ha sempre avuto il potere di suscitare contemporaneamente vivo interesse e misterioso timore.
In tutti i modi nel corso del tempo l’uomo ha cercato di trovare tanto una risposta, quanto un equilibrio tra queste due anime che lo tormentano, quasi come se cercarne una lo aiutasse a credere maggiormente in qualcosa di “altro da se”, di “inarrivabile ed imperscrutabile” che lo potesse proiettare oltre il vuoto del dubbio e dell’incertezza che spesso e volentieri lo lascia senza parole.
Ma l’eroe è ancora come noi lo conosciamo ed “immaginiamo”?
Il nostro amico Amerigo Idra, attraverso le parole di Ricky Ferranti, cercherà di dare una possibile chiave di interpretazione, sempre e comunque nel segno della musica.
Mi piace parlare con te Ricky perché non mi dai le solite risposte del cazzo…
Da poco è uscito il tuo nuovo album, qual è il concetto che c’è dentro ad esso?
Ascoltandolo in anteprima ho avuto il tempo di farmi la mia idea e tocco con la mia fottuta mano il nodo ruvido che lega ogni canzone, ma è solo una mia percezione forse… Quini dimmelo tu…
Intanto ciao e grazie per questa intervista…
“Beata la terra che non ha bisogno di Eroi” recitava B. Brecht…
L’idea dell’Eroe, che in parte connaturata alla storia dell’uomo è diventata negli ultimi tempi più una parola, passami il termine abusata, come “Genio” ad esempio.
Spesso si usano parole come, epico, geniale, eroe o mitico, più si usano più perdono il loro reale significato e finisce che ci dimentichiamo da dove eravamo partiti.
Questa idea è ciò che ha fatto scaturire l’Album “Nuovi Eroi”.
Il concetto è che non dovremmo avere Eroi per essere una società sana ed infatti siamo talmente malati che ogni pretesto è buono per crearne qualcuno.
La canzone omonima parla di un certo tipo di Eroi…
Eroi Nuovi che si contrappongono a coloro che nella storia erano soli e contro tutti ma hanno avuto ragione, come Galileo, Newton, Copernico o Einstein.
Questi personaggi hanno lottato contro la loro epoca ed oggi li consideriamo Eroi.
Nella canzone dico “Non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che piace e che paga”
La verità diventa spesso “comoda” e quindi finisce per piacere ed è spesso figlia di un intrigo economico.
Su questa presunta “Verità” si costruisce un mondo, una società con i relativi Nuovi Eroi.
Tra questi Nuovi Eroi rimarrà solo chi saprà andare oltre la “comodità” e il ritorno economico e riuscirà a tenere acceso il ” Fuoco di Prometeo“.
Da questo macro concetto si sviluppano poi “Vita a spanne” e ”Mica così male” che sono legate al discorso più sociale e “Non farmi la guerra” che è più legata all’ambiente fino ad arrivare ad una sfera più intima di “Spigoli del cuore” e “Quasi sera”.
Ma questi “Nuovi Eroi” saranno da esempio per chi non vuole conformarsi alla società moderna, quindi secondo me bisognerebbe distinguere ed educare le persone al concetto di “EROE” come in realtà stai provando a fare tu. Siamo in un epoca di risveglio spirituale e questo è indiscutibile, i falsi miti stanno crollando e le persone stanno mettendo in discussione tutto quello che è scritto, ma cosa ci vuole davvero per risvegliare la coscienza?
Penso che sia un insieme tra massa critica e coscienza individuale.
Ovvero da un lato serve una certa “massa critica” di persone che avendo già fatto certe esperienze fanno da traino alle restanti persone e da una lato c’è ovviamente la crescita personale frutto di un vasto insieme di curiosità, esperienze, cultura e pensiero critico.
Alla base di tutto mettere comunque l’esperienza.
In certi casi è solo il provare una certa esperienza che permette di comprendere e portare la consapevolezza ad un livello più alto, che non significa diventare migliori rispetto agli altri, ma migliori rispetto a come si era prima.
La sfida è sempre con noi stessi.
Che è un po’ quello che racconti in “Vita a spanne”…
Vita a Spanne ma pur sempre vita? Vivere o aspettare di morire?
Una vita reale e vera in tutto il suo dolore…
Ciò che dici è sacrosanto. La vita di cui parlo è essenziale è reale… è esperienza.
Può essere dolorosa, a volte sembrare inutile o insulsa, ma è vita.
La cosa fondamentale non è la critica ad un tipo di vita ma il prenderne consapevolezza.
Sapere che si può cambiare o semplicemente sapere che dietro ad un click fatto nella noia all’una di notte per comprare qualcosa di inutile esiste una vita fatta di kilometri su un camion .
Siamo tutti collegati.
Il tuo sound da dove arriva? Cosa cerchi con il tuo modo prettamente personale e unico di suonare? Perché più passa il tempo più diventa unico il modo con cui approcci lo strumento…
Nel creare un Sound cerco di essere libero da menate commerciali.
Lo posso fare in quanto non ho vincoli particolari con l’etichetta con cui lavoro e quindi faccio quello che mi piace fare divertendomi,
I suoni che amo sono quelli del Blues e del Rock con un animo molto sensibile al mondo delle colonne sonore.
Quando cerco dei suoni cerco qualcosa che mi faccia smuovere le viscere, deve essere per me “vero” e funzionale al brano.
Sull’approccio allo strumento, lo spero che diventi unico. E’ quello su cui un musicista lavora.
I grandi musicisti ci riescono in poco tempo, altri Geni nascono già unici.
Io, nel mio piccolo, ci lavoro tutti i giorni “fregandomene” in senso buono di tutto ciò che gli altri dicono circa un suono, una frase o un accordo.
Questo vuol dire essere liberi e sento quello che hai appena detto in tutto quello fai, ma non è da tutti arrivare a questo tipo di consapevolezza. Cosa ti ha fatto arrivare a questo punto? Vivere la musica è l’arte da uomo Libero è bellissimo.
Non so, io ti ringrazio se la tua percezione è stata questa.
In realtà se da un lato do la percezione di avere una certa consapevolezza di contro a me sembra spesso di essere isolato o di essere una mosca bianca o non conoscere abbastanza, oppure di sbagliare strada.
Sono pieno di dubbi ma forse è la mia curiosità che mi salva e mi spinge a d andare oltre.
La curiosità e il potere esprimermi attraverso la musica e i testi, che come tu dici è bellissimo.
Adesso però ti voglio fare una domanda, passami il termine, scomoda. Perché dopo tutto quello che ci siamo detti io devo chiedertelo.
Cosa ne pensi delle cover band?
Se tutti continuano a fare cover la musica è destinata a morire e non rigenerarsi più?
Sulle Cover ho una mia opinione. L’imitazione di qualcuno è insita nell’uomo. Se sento qualcosa che mi piace, l’istinto è riprodurlo.
Coltivare quindi questa forma imitativa è anche sostanziale per l’apprendimento e lo sviluppo creativo.
Quello che non mi piace è semplicemente l’imitazione spersonalizzante.
Ovvero, finche sto imparando cercherò di copiare “in Toto” un artista per coglierne tutte le sfumature ma ad un certo punto non posso diventare quell’artista e quindi è il concetto estremo di “Cover” che non condivido.
O fai l’imitatore o provi a dire qualcosa di tuo.
I vari “Tributi“ per me sono insopportabili, laddove vi sia una imitazione forzata che va a sfociare pure nell’abbigliamento .
Adoro invece che cerca di rielaborare con un proprio gusto, una propria voce il brano di un altro.
Non hai risposto però alla seconda parte della domanda, se i locali vogliono solo cover band, se la maggior parte delle band fa cover per suonare io credo che il declino sia inevitabile…
Allora, penso che il problema sia culturale.
C’è questo grande problema alla base.
La maggior parte del pubblico non ha gli strumenti culturali basilari per comprendere chi fa musica.
Se la base culturale media fosse un gradino più in alto ci sarebbe più ricerca e voglia di sentire musiche nuove, originali e diverse .
La base culturale media è inchiodata in una sorta di stereotipo musicale da villaggio estivo, il tutto ben miscelato con quella parte più egoica dell’ascoltatore che in qualche modo deve sempre essere protagonista.
Quindi tra “Su le mani” e “Cantate tutti insieme” si perde una cosa essenziale che è “ASCOLTARE”.
Cè un momento per battere le mani, per ballare, per cantare insieme ma sembra che non ci sia più il momento per l’ascolto.
Se non torniamo ad educare i bambini ad ascoltare sarà sempre peggio.
Come darti torto, l’ascolto purtroppo è sempre in secondo piano… Viviamo una vita che va a cannone e a volte ci perdiamo i momenti…
Come dicono dei ragazzacci che conosci bene “E se penso a tutto il tempo che ho sprecato a parlare invece di ascoltare… In culo!”
Comunque toglimi una curiosità, perché la cover di Battiato?
Qui mi lego sia alla prima domanda che a quella precedente.
In “ E ti vengo a cercare” si unisce la sfera personale con l’assoluto, la ricerca della “Verità”
“Cercare l’Uno al di sopra del Bene e Del Male”.
Frasi potentissime come “essere un’immagine divina della realtà”.
Oppure da un lato la constatazione del degrado della società ma d’altro canto la spinta ad migliorarsi con più volontà.
Per questo dico sempre che Battiato è quello che più di tutti tocca l’anima.
Un ultima domanda…
Odiare è sbagliato ma è anche un sentimento reale. Cosa ti fa schifo del mondo di oggi è cosa ti piace del mondo di ieri?
Riprendendo Battiato : “Cercare l’Uno al di sopra del Bene e del male”.
Una ricerca quindi che presuppone di vivere sia il bene che il male cercando di elevarsi sopra questi concetti.
L’odio come hai detto è reale come il bene.
Siamo in una realtà Duale e la sfida è convivere con la nostra parte oscura e non renderla ancora più oscura.
I problemi di oggi sono gli stessi di ieri.
La differenza è che oggi abbiamo o possiamo avere la consapevolezza.
Oggi abbiamo meno scuse per conoscere , abbiamo più responsabilità di 100 anni fa.
Fare finta di niente oggi da “consapevoli” è più grave che non agire o agire in pieno indottrinamento di 100, 200 anni fa.
Oggi in tantissimi sappiamo almeno che esistono 2 pillole , una rossa ed una blu.
Possiamo credere che sia tutto un bluff , ma le 2 pillole rimangono e prima o poi una scelta va fatta.
Come abbiamo potuto apprezzare, l’eroe è molto più di ciò che noi conosciamo ed “immaginiamo”, del mito che abbiamo tentato in ogni modo di emulare nel corso della nostra breve vita o il tanto agognato salvatore in cui abbiamo riposto le speranze di redenzione di una società che spesso e volentieri non ci corrisponde, anzi, addirittura ci rifiuta e ci rigetta come lucidi folli e pindarici visionari.
Questo “disincanto contemporaneo” pone ogni uomo di fronte ad alcuni spietati interrogativi che non possono essere lasciati senza risposta: “abbiamo veramente bisogno di un eroe o è la necessità di crearne uno che ci rende migliori?
Siamo davvero noi i cosiddetti nuovi eroi o siamo ancora alla ricerca di qualcuno o qualcosa che possa renderci tali?”
Per quanto sappiamo il mondo essere crudele dobbiamo fare una scelta, decidere da parte stare: se continuare a sognare o fermarci a guardare ciò che ci circonda esattamente per com’è.
Amerigo Idra
Marco Fusco
Credits
Drums traccia 3: Maxx Zaccheroni
Drums e percussioni traccia 1 2,4,5,6: Francesco Ferranti
Cori Traccia #4: Gaby Counduletz
Chitarre, tastiere, piano, basso, armonica: Ricky Ferranti
Registrato presso: Fuzzo Studio e Monkey Studio
Mix: Daniele Mandelli
Mastering: Iacopo Camagni (Monkey Studio)
Foto: Marco Cattaneo