Il batterista degli Ercole si mette (di nuovo) in proprio confezionando un nuovo brano
Michele Barbieri lo abbiamo prima conosciuto come costola degli Ercole e poi, praticamente un anno fa, anche come solista.
Lo abbiamo fatto all’epoca intervistandolo (qua, l’articolo del 2019) per il suo ep Dubbio e oggi lo ritroviamo con un singolo che si chiama Chi/a/cc/hi/ere, nato e cresciuto in pochi giorni e che ha appena lanciato.
Per lui abbiamo preparato qualche domanda sul pezzo e anche qualche altra curiosità.
Circa un anno fa parlavamo del tuo primo ep Dubbio. Questo nuovo Chiacchiere (voi cercatelo con gli slash altrimenti non lo trovate. Ndr), è un ponte che viene dal passato o che va verso il futuro?
Non lo definirei tanto un ponte, quanto una necessità di esprimermi a riguardo di questa quarantena che tutti quanti abbiamo vissuto. Parlo con ironia, dicendo che tante parole sono state spese ma in realtà molte poche sono state utili. Ognuno doveva per forza dire la sua sprecandosi in “chicchiere” anche se a dirla tutta, facendo il pezzo ci sono cascato in pieno anche io. Ho provato però a dare un altro punto di vista, spero venga colto e apprezzato.
Un pezzo che sembra sia super attuale. Da quanto è nato?
Più attuale di quanto si possa credere. E’ uscito il 16 maggio, scritto il 3, il 4 consegnato al mio produttore e il 10 era pronto. Quei sei giorni sono serviti per far si che il pezzo uscisse sulle piattaforme digitali (tempi standard) ma si può dire che è nato, cresciuto e finito in una settimana.
Dato il lockdown, lo hai fatto tutto da solo oppure anche a distanza hai trovato l’appoggio di qualcuno?
Ho trovato l’appoggio del solito Andrea Speroni, in arte Orlando, che ormai non mi sopporterà più. Già suoniamo insieme poi deve produrre anche la mia roba. Poveraccio…
Per la nostra passata intervista mettevamo da parte il termine “rapper”, però le rime continuano a piacerti molto…
Non mi definirò mai rapper, non mi considero tale! Molte persone mi hanno accomunato a quel mondo/genere, ma fidati non sono davvero adatto a farne parte. Sperimento sempre, ho fatto pochi pezzi, ma tutti diversi. In alcuni canto, in altri do più spazio alle rime, in altri al significato o al messaggio, in altri dico poco o niente per fare un pezzo leggero. Magari domani mi alzo e faccio un pezzo in chiave blues chi può dirlo? Non mi pongo limiti, non faccio musica per fare i soldi o per diventare famoso. La faccio perché la amo. In tutti i suoi aspetti. Il mio primo progetto da cantante era un trio acustico, ora canto e suono in gruppo indie rock, ho suonato metal, prog, punk e altro. In molti dicono che però è palese associarmi al rap, e in effetti inizio ad esserne stufo a dirla tutta: quindi quasi quasi il prossimo pezzo faccio veramente il rapper, così poi me ne distacco in maniera definitiva magari.
Facciamo un passo indietro: il tuo Dubbio era la prima fuoriuscita da solista. A 12 mesi di distanza che cosa ti ha portato o che cosa ti ha dato?
Mi ha dato poco riscontro e poca notorietà, ma tanta tanta soddisfazione. Il motivo per cui faccio musica l’ho già detto e a me va bene così. Le persone che lo hanno ascoltato veramente lo hanno apprezzato e a me piace ogni tanto riascoltarlo, ricordandomi come stavo vivendo in quel periodo, perché ho scritto certe cose ecc ecc. E’ passato solo un anno chiaro, ma la mia vita è cambiata tantissimo e ora non saprei più scrivere un album così. Sono molto istintivo, come nel caso di questo singolo scritto e buttato fuori subito, ho dei momenti che se non sfrutto non sarei in grado di dare musica nuova a me stesso e poi agli altri. E’ proprio un esigenza mia, e non conosco modo migliore per sfogarmi e rilassarmi allo stesso tempo.