Uno scenario stupendo per una bellissima cover: GianMarco Mento parte dal Trebbia
Una bella sorpresa di questo post lockdown ci arriva… dal Trebbia!
O meglio ci arriva da GianMarco Mento che ha scelto questa splendida location per il video (che più avanti ci spiegherà che forse il termine non è proprio corretto. Ndr) della sua cover di Rollin and tumbler. Una location stupenda, come lo è anche l’interpretazione e allora lasciamo le spiegazioni proprio a lui, a GianMarco.
Il pezzo Rollin’ and tumblin arriva da Muddy Waters ma lo hai trasportato da noi. È stato il brano a darti l’idea del video oppure il paesaggio ti ha portato a pensare proprio a questa cover?
La scelta del brano è dettata da una mia ricerca personale durante il lock-down, nella quale ho riscoperto i primi standard blues, eseguiti solo chitarra e voce. L’arrangiamento di Rollin’ and Tumblin’ nella versione di Muddy Waters, vede l’utilizzo dei classici strumenti, quindi basso, batteria, chitarra elettrica e fiati, ma la canzone originale dal titolo “Roll and Tumble Blues” di Hambone Willie Newbern del 1929, è eseguita solo con chitarra slide e voce. La prima e fiorente scena blues si radica nell’area Mississippi Delta, situata tra il fiume Mississippi e lo Yazoo Rivers, collegare questo genere musicale ad un elemento naturale, quale il fiume, viene spontaneo, da qui l’associazione con i nostri fiumi e valli.
Un video molto bello, perché molto bello è il panorama che ti fa da palcoscenico. Che rapporto hai con il fiume? È un luogo che unisci spesso ai tuoi ascolti, o addirittura alle tue schitarrate?
Amo fortemente il paesaggio rurale, durante la mia infanzia, nei periodi estivi, trascorrevo parecchi mesi in una seconda casa in alta Val Tidone, a contatto con la natura e la semplicità di quel tipo di paesaggio. Inoltre sono un runner, ed alcuni dei miei percorsi quotidiani si trovano sulle rive del Pò oppure nei sentieri del Tidone. Oltretutto, da buon piacentino, il Trebbia è sempre stata tra le mie mete estive.
Il tuo progetto si chiama My rivers my blues. Cosa ci puoi dire su quello che verrà?
Come accennavo prima, il progetto “My Rivers My Blues” nasce durante un’idea avuta durante il lock down, periodo nel quale noi musicisti non abbiamo potuto lavorare ma soprattutto esibire la nostra musica al pubblico. La voglia di libertà e di riprendere a suonare, mi ha fatto immaginare di poter suonare ovunque volessi, senza limiti ne confini. Il progetto consiste in 3 capitoli, il secondo sarà ambientato nella mia Val Tidone dove, come in Trebbia, abbiamo cercato gli scenari più suggestivi ed interessanti. Per quanto riguarda il terzo capitolo, siamo ancora nella fase di brain storming, sicuramente si svolgerà lungo il fiume più importante per eccellenza, e avrà dei contenuti ed un messaggio leggermene diversi.
Per chi non ti conosce ancora bene, come ti presenteresti?
Ho 33 anni, sono riuscito a fare della mia passione il mio lavoro, dopo aver affrontato gli studi di architettura ho deciso che la mia vita sarebbe stata la musica, a seguito di tanti sacrifici e studi, sono riuscito a guadagnarmi da vivere semplicemente suonando! Ho iniziato lo studio dello strumento all’età di 8 anni con il maestro Giancarlo Dellacasa affrontando un percorso classico, nell’età adolescenziale ho imbracciato l’elettrica ed ho studiato prima con il maestro Silvio Piccioni, in seguito al CPM di Milano. Durante l’università ho intrapreso un percorso con Elvezio Fortunato, percorso che dura tuttora, che mi ha visto impegnato non solo nello studio dello strumento, ma di molti aspetti musicali come l’arrangiamento, la produzione musicale e la scrittura. Ho cominciato a suonare come tutti nei garage e nelle cantine, fino ad arrivare ad oggi, dove affronto un centinaio di concerti all’anno per l’Italia. Attualmente il mio lavoro si divide nelle situazioni live con Jovanotte, tribute band di Jovanotti, e la Repubblica Indipendente Del Blues, progetto recentissimo di trio blues. Insegno alla Tanzan Music Academy, che è anche l’etichetta che gestisce le pubblicazioni dei miei video e singoli, e collaboro con l’Elfo Studio come chitarrista, produttore e arrangiatore.
Il video è sicuramente di qualità e sappiamo che dietro c’è tanto lavoro. Come avete costruito l’idea della parte visual del brano e del suo lancio?
In realtà il concept del video è molto semplice, di fronte a così tanta bellezza, l’impegno maggiore è stato quello di non rovinare ciò che ci circondava ma cercare di valorizzarlo al massimo. Il video non vuole essere un video clip, bensì una registrazione live, infatti l’audio di tutte le parti che compongono il pezzo sono state registrate direttamente nelle location della valle. Proprio per il nostro intento di non concepire un video clip, il montaggio e la realizzazione sono stati molto semplici, c’è già tutto quello che serve senza dover aggiungere niente di nostro. Parlo al plurale perché al progetto hanno lavorato insieme a me Riccardo Grandi, che si è occupato del concept e della comunicazione, Andrea Tutino e Giovanni Sgorbati che si sono occupati delle riprese video.