«Lapeggiamenti», amenità, querimonie et… Prima assoluta a Palazzo Farnese: intervista all’autore Claudio Saltarelli

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Joe Schittino

«Lapeggiamenti», amenità, querimonie et altri tremendi affetti nella nobilissima Florenzia. Piccolo processo d’un amico a Dante Alighieri.

La musica di Piacenza si arricchisce di un pezzo pregiato.

Il 12 settembre è il giorno in cui verrà presentata a Piacenza, in prima assoluta, la nuova Opera di Claudio Saltarelli, nostro concittadino, con Joe Schittino che ha firmato la musica.

Il titolo dell’opera già evoca il contesto storico in cui si sviluppa la trama: ci troviamo a Firenze a cavallo tra il 1200 e il 1300. Un’opera che vuole rendere omaggio al sommo poeta, Dante, cercando di non percorrere i soliti sentieri che portano quasi tutti alla Commedia.

Saltarelli ha un asso nella manica che lo porta a disquisire su Dante prendendo spunto da un suo lontano ed illustre antenato: Lapo Saltarelli.

Abbiamo incontrato Claudio Saltarelli per farci narrare idee, antefatti, aneddoti, atti storici dai quali ha tratto spunto per comporre l’opera. Ne esce un racconto che appassiona e incuriosisce. Un racconto che rende merito a Lapo Saltarelli, figura di primo piano sia come giurista ma anche come politico e poeta.

E’ lo stesso Saltarelli che comincia la narrazione su Lapo Saltarelli, nel rapporto che lo stesso aveva con Dante per introdurci alla trama della sua Opera.

Ho voluto rendere omaggio al Sommo Poeta Dante Alighieri, nel 700° anniversario della sua morte, cercando di tracciare un percorso originale. In aiuto è venuto il mio albero genealogico che porta direttamente a Dante Alighieri attraverso il mio antenato Lapo Saltarelli, una figura di spicco, in certi frangenti anche controversa, nella Firenze tra il 1200 e il 1300.
Lapo e Dante, continua Saltarelli, sono cresciuti insieme. Entrambi appassionati dei poeti occitani e del nuovo corso letterario del dolce Stil Novo. Lapo ad esempio era in stretta corrispondenza con Guido Cavalcanti e anche lui è riconosciuto come grande rimatore degno di nota anche se non certo al pari di Dante

LapeggiamentiDa quali aneddoti trae spunto l’opera?

Tutto gravita attorno al rapporto tra Lapo e Dante. I due inizialmente molto amici sono entrati poi in completo conflitto per vicissitudini storiche legate al rapporto tra Firenze e il papato.
Cercando di sintetizzare. Lapo aveva assunto la carica di Priore nel momento in cui il Papa cercava di annettere Firenze. Lapo si è trovato al centro di lotte di potere (tra guelfi bianchi e guelfi neri), sfociate in un processo, indetto dal Papa, dopo il quale viene condannato a morte e costretto all’esilio (si rifugia a Cagliari dove morirà un anno dopo Dante n.d.r.). Lapo cerca di difendersi chiedendo aiuto a Dante che assume anch’esso la carica di Piore e cerca una mediazione con Bonifacio VIII ma viene a sua volta processato subendo la stessa sorte di Lapo: condannato e costretto all’esilio durante il quale scriverà la Commedia. (Saltarelli sorride sornione dicendo: “Dante ha scritto la Commedia in esilio, ma non sarà quindi per merito de mio antenato Lapo che ora abbiamo il Poema?) Lapo, in esilio, cerca in tutti i modi di salvare la pelle anche rinnegando il suo credo politico, passando dalla sezione bianca a quella nera dei guelfi, e quindi mandando a rotoli la sua amicizia con Dante.

Torre Saltarelli a Firenze

Come si è sviluppata la trama dell’opera?

Ho sviluppato il tutto in un ipotetico incontro tra i due (a distanza di secoli proprio ai nostri giorni per intenderci) perché si dissipassero gli antichi dissapori e perché si chiarissero sulla diatriba aperta ben sette secoli prima. Lapo “arriva” per primo nel nostro tempo. Comincia a parlare in toni accesi e a inveire contro Dante che, a furia di essere nominato, appare. I due si ritrovano quindi uno di fronte all’altro e inizia la contesa. Non tutto della passata amicizia però è perduto e l’opera, che inizialmente gioca sul diverbio, evolve verso una riappacificazione tra i due.

L’opera è quindi composta da due parti ben distinte.

Quasi tutta l’opera è in rima. La prima prima parte, in lingua fiorentina-moderna, è decisamente seria con dialoghi che enfatizzano il diverbio tra Lapo e Dante. La seconda dove comincia ad insinuarsi la riappacificazione, evolve verso toni più pacati fino a diventare allegra e goliardica. L’opera ha uno sviluppo complessivo di un’ora e un quarto.

Opera che vede in scena solo due cantanti

E’ un’opera che mi piace chiamarla “da camera”. Minimale nei suoi interpreti anche per motivi dettati da questo contesto storico-pandemico. Oltre ai due cantanti  troviamo sul palco il coro del Teatro Municipale in forma ridotta (10 elementi) e l’orchestra, anch’essa minimal, guidata dal maestro Camillo Mozzoni.

La parte musicale è appannaggio di un tuo amico e grande compositore (di lui uscirà a breve l’intervista sempre su questo sito n.d.r.) Joe Schittino. Com’è avvenuta la vostra collaborazione?

Collaborare con Joe Schittino è speciale. Lo ritengo davvero uno dei migliori compositori e sono contento del suo successo. Vorrei ricordare, per rendergli merito, che è reduce da una grande, e a mio avviso meravigliosa, esecuzione di una sua opera al Massimo di Catania, che in questi giorni, inoltre, gli è stata appena commissionata un’opera dal teatro di Palermo ed è approdato nel catalogo musicale più prestigioso al livello europeo, il Friderich Hofmeister Musickverlag.

Ritornando alla nostra collaborazione, ti dicevo che avere Joe Schittino come compositore è importante perché, oltre ad essere stato estremamente veloce nella scrittura, è riuscito a sostenere un testo, scritto in “italiano-antico-moderno”, praticamente tutto in rima dove la musica doveva adeguarsi ad un testo molto vincolante che poteva subire solo pochissime modifiche.

Il libretto dell’opera è fresco fresco di stampa.

E’ stato presentato a Parigi poco tempo fa dall’editore Bastogi. E’ un libretto molto interessante perché l’opera è anticipata da tantissimo materiale storico a partire dagli atti del processo che ha visto implicato Lapo Saltarelli.
Vorrei da ultimo citare una nota di colore per la prima di Palazzo Farnese: all’evento parteciperanno i Cavalieri di Parte Guelfa che esistono ancora a Firenze e che patrocinano l’opera in quanto sia Lapo sia Dante erano rappresentati politici di Parte Guelfa.

Un’opera che intriga e coinvolge dal punto di vista del contesto storico, avvincente per la fama dei compositori. Non ci resta che darvi appuntamento alla prima che ricordiamo si terrà Domenica 12 settembre ore 21.00 a Palazzo Farnese.

 

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