Dopo il primo ep “Your gift” torna il rock di Jenny Hurricane and The Bastards con un singolo che si intitola “Godot”
Come spesso accade, dobbiamo fare mea culpa. Lo dobbiamo fare con questi 4 rockers di Piacenza, conosciuti come i Jenny Hurricane and the Bastards che oggi sono fuori con il nuovo singolo “Godot” ma che già si erano fatti conoscere con un primo ep, “Your gift”.
Dobbiamo fare il mea culpa perché la proposta musicale è davvero interessante poiché dentro ci si trova la spinta rock della parte maschile della band (Nicola “Nik” Manini alla chitarra elettrica, Tommaso “Tommy” Carini al basso elettrico e Cristian “Chris” Masiero batteria) e poi una gran bella voce, quella di Camilla Oppizzi in arte Jenny Hurricane (voce, ma anche chitarra classica), che invece non abbandona mai le sensazioni più melodiche, creando un equilibrio, sempre e comunque molto rock, tra le due parti.
Prima “Your gift” e oggi “Godot”, ecco i Jenny Hurricane and the Bastards
Dato che dobbiamo recuperare, non ci siamo limitati a chiedere qualcosa ai ragazzi, ed in particolare a Jenny (al secolo Camilla), ma abbiamo fatto anche qualche passo indietro per recuperare quello che ci eravamo persi per strada.
Per la prima volta parliamo di voi su PMP, perciò prima di arrivare all’attualità, come vi presentereste?
Presentarci non è semplice, perché siamo tutti molto diversi tra di noi, sia caratterialmente, sia musicalmente. Ma la passione per la musica è la cosa affine a tutti e quattro. Penso che sia abbastanza positivo che ognuno di noi abbia un genere preferito ben differente, chi metal, chi blues e chi punk. La vedo come un valore aggiunto, proprio perché ognuno di noi quattro ci mette la propria ispirazione e la propria vena artistica.
Come è nata la band?
La band è nata strada facendo e un po’ inaspettatamente. Il progetto iniziale era tutto in acustico, con me alla voce e chitarra acustica, accompagnata da Nik sempre alla chitarra acustica solista. Quando abbiamo deciso di incidere il primo EP, ovvero durante il lockdown, abbiamo introdotto anche la batteria di Cri, il quale proprio lui ci ha registrato e prodotto. Da cosa nasce cosa e abbiamo chiesto a Cri se fosse interessato anche a suonare durante i live in giro per i locali.
Avendo introdotto la batteria, abbiamo così pensato ad introdurre anche il basso per formare una vera e propria band. Tommy è stato fantastico fin dal primo momento, pur non essendo il suo strumento, perché lui nasce chitarrista. Si è messo in gioco e ha portato quel sound metal nelle nostre canzoni.
Volendo o non volendo mi sembra che giri un po’ tutto intorno a te. Qual è il percorso musicale che ti ha portato ad essere “Jenny Hurricane”?
Il nome Jenny Hurricane è nato di petto, senza tanto pensarci. Fin da piccola uno dei miei film preferiti è “Forrest Gump” e proprio in questo capolavoro la protagonista femminile è Jenny. Da bambina mi feci regalare una chitarra giocattolo proprio perché vidi lei nel film suonare e cantare “Blowing in the Wind” di Bob Dylan. Non a caso Hurricane richiama proprio la mia canzone preferita di Bob Dylan. Quindi da questo due elementi è nato il mio nome d’arte.
Prima di questo nuovo singolo, a cui tra breve arriviamo, c’è stato un ep, Your gift. Raccontacelo!
“Your gift” è stata la spinta giusta al momento giusto. Durante il lockdown ho avuto il tempo e l’ispirazione di scrivere alcuni testi e insieme con Nik li abbiamo tramutati in canzoni. L’idea di scrivere canzoni proprie mi spaventata tantissimo, perché l’idea di mettermi a nudo di fronte ad un pubblico di ascoltatori era abbastanza importante per me.
Il primo EP è composti da 4 canzoni, 3 in inglese e 1 in italiano, perlopiù autobiografiche, a parte “White Smell”. Sono tutte storie di vita vera e vissuta, tra sofferenza e capacità di rialzarsi nei momenti difficili.
La cosa che ci è balzata all’orecchio, è la presenza di una traccia in italiano. Questo per non rinchiudersi per forza solamente nell’inglese?
Questa canzone ho deciso di non tradurla proprio per non fossilizzarmi solo sull’inglese, anche se non amo cantare in italiano. Ma è stata una sfida con me stessa e quindi ho voluto mantenere il testo in lingua originale.
Torniamo all’oggi, perché è appena uscita Godot. Come ce la puoi anticipare?
“Godot” è una canzone con un testo un po’ particolare. Mi sono ispirata all’opera teatrale “waiting for Godot” di Samuel Beckett, drammaturgo irlandese.
Ai tempi del liceo linguistico studiai quest’opera e fin da subito me ne sono innamorata, prendendo spunto anche per la tesina di quinta superiore. “Godot” è quindi la descrizione di ciò che succede all’interno della narrazione, conoscendo insieme quindi Didi e Gogo, i due protagonisti, i quali ogni giorno stanno seduti su una panchina al chiaro di luna aspettando l’arrivo di Godot, ovvero la personificazione di Dio. Sentono parlare di lui tramite i viandanti, lo aspettano, senza però alcun risultato. Quindi la domanda sorge spontanea: esiste questo Godot?
Come dobbiamo leggere questo brano in mezzo agli altri che avete scritto?
Devo dire che questa canzone è estremamente diversa dalle precedenti, sia per i contenuti, sia per la musica ed il suo genere. Ci piace sperimentare, cambiare, rimanendo sempre però riconoscibili con i nostri suoni e quindi mantenendo sempre una certa identità.
E infine: sappiamo che state per tornare sul palco dal vivo, dove possiamo venirvi ad ascoltare?
Per quanto riguarda i live siamo molto soddisfatti perché l’estate ci ha presentato tante opportunità e ancora abbiamo tanta richiesta. Questo ci da molta felicità, perché significa che la gente percepisce la passione che ci mettiamo sempre, in qualsiasi occasione.
Perciò vi aspettiamo il 28/08 al bar centrale a Pianello val Tidone e il 03/09 ad un evento meraviglioso, in una location altrettanto meravigliosa. Saremo ospiti a Santa Giustina, nei pressi di Pianello in occasione del Suino DaVino.