Intervista agli Still Noise | Un crossover tra hiphop e rock, ma a modo loro

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Gli Still noise li abbiamo lanciati l’altro giorno con il primo video/singolo da titolo “Fuori luogo”, però, intanto che c’eravamo, non ne approfittavamo per una bella intervista?! E infatti eccoci alla scoperta di questa nuova band piacentina.

Loro sono Tommaso botti (basso) e Nicolò Botti (chitarra), Gabriele Savoia (voce) e Diego Cardini (batteria), e hanno raccontato un po’ del loro passato, presente e futuro. E questo è quello che abbiamo raccolto.

Del primo singolo ne abbiamo già parlato, a questo punto…

A questo punto ci sarebbe l’ep, che c’è tutto. Manca il master e poi ci siamo. Registrato all’Elfo con un magico Daniele Mandelli che ci ha supportato in tante ore di delirio. È pronto da fine ottobre e arriva da febbraio/marzo scorso perché in quel periodo abbiamo deciso di non partire con le cover ma, nella cantina/sala prove di Diego, di fare subito cose nostre. In quei giorni sono nati 5 pezzi e poi abbiamo cominciato a girare live da agosto per 4 – 5 date. Ora arriverà l’ep, probabilmente ad inizio estate.

Subito inediti perciò!

Già all’inizio, quando eravamo in 3 (è Gabriele che parla, che insieme ai “gemelli Botti”, hanno creato il gruppo. Ndr), eravamo stanchi di quello che avevamo fatto fino ad allora. Io venivo dall’hip hop, in particolare da Oligoro, e loro facevano cover, soprattutto dei Led Zeppelin, e volevamo fare altro. Diciamo che siamo partiti poi ripartiti, alcune volte. L’ultima è stata quella buona e subito dopo è arrivato Diego.

Appunto, come avete chiuso il cerchio con Diego?

Mah, Diego lo abbiamo trovato sulla soglia di casa. No dai, ci ha dato il numero un amico che a sua volta cercava musicisti. Ci siamo incontrati e la chimica è scoppiata.

Nei 5 pezzi che speriamo di ascoltare a breve cosa troveremo?

Gabriele: nei testi c’è tanto me stesso. Era tempo che non scrivevo qualcosa e appeno ho avuto la possibilità, ho ricominciato. Sono uscite cose molto personali, alcune di queste faccio anche un po’ fatica a cantarle davanti ad un pubblico.

Tommaso: per quanto riguarda i suoni, alcuni pezzi sono belli diretti, altri invece sono più profondi. Come basso e chitarra si voleva unire hip hop e rock ma in un modo un po’ diverso, cercando di stare lontano da Rage Against The Machine o Limp Bizkit, distinguendosi dal classico crossover. In Fuori luogo forse questo si vede poco ma nelle altre di più.

Però il singolo in effetti è molto RATM…

Si è vero, però le influenze che arrivano da Gabriele nel lato pop, nelle altre canzoni vanno a smorzare un po’ la parte più rock degli altri. Questo però anche dato dal fatto che stiamo studiando al Milestone (Diego, Tommaso e Nicolò) e questo ci ha aperto la testa verso cose nuove. Possiamo dire che se mettiamo insieme tutte le cose che ascoltiamo adesso, a volte le odiamo un po’ a vicenda, però per adesso la cosa funziona.

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Ed invece ci sono influenze piacentine nei vostri ascolti?

Non tanto. Un po’ Cellamare e Link Quartet perché Diego è di Podenzano (attenzione: Due Case. Il ragazzo ci tiene. Ndr) e loro orbitano tanto lì. Poi i ragazzi della nostra età, i vari Pisotti, Garlaschelli, gli All but face. Oltre a loro, i Lesima.

Torniamo sul Milestone, che qualcuno frequenta da di più e altri da meno. Che cosa sta aggiungendo alle basi che avete già?

Sicuramente ad apprezzare tutti i tipi di musica, non solo quella jazz che li è di casa. Insegna a prendere dei pezzi che non ascolteresti mai ma da cui invece c’è sempre qualcosa da estrapolare che ti fa imparare qualcosa.

E invece, Gabriele, dall’esperienza Oligoro tu cosa ti sei portato dietro?

È stata veramente una bomba, ricordo di aver passato con i ragazzi alcuni dei momenti più belli che porterò sempre con me. Suonando più volte a settimana per innumerevoli settimane di fila, ha certamente aiutato a farmi le ossa e a stringere un’amicizia tra di noi molto forte che persiste tutt’ora. Credo che nel bene e nel male Oligoro abbia dato qualcosa a tutti noi che c’eravamo dentro (e a livello musicale, mi sento di dire, anche qualcosa a Piacenza stessa). Penso che ad un certo punto però la nostra crew sia sembrata ai nostri occhi molto più grande di quello che in realtà non fosse, ed inevitabilmente ciò ha aiutato a mettere da parte il progetto. Ad oggi ci sentiamo ancora sul nostro gruppo WhatsApp, creato ormai diversi anni fa, per dirci stronzate, ricordare bei momenti o anche solo per pareri e consigli musicali. Ultimamente parliamo spesso di ributtarci a fare anche solo un pezzo tutti insieme come ai vecchi tempi, chissà che non accada veramente!

Torniamo all’attualità. Dato che è appena passato: chi ha visto Sanremo?

(Dopo un silenzio iniziale) Diego: Io un po’, poi quando è arrivato Achille Lauro ho cambiato. Diciamo che per noi non è un riferimento.

E allora quale può essere un riferimento musicale?

Come Sanremo, poco anche i talent. Li guardiamo scetticamente perché ci sembra che dietro ci sia qualcosa che non ci convince, cose montate apposta. La musica ci piace, però è il contorno che invece non ci interessa. Poi non si sa mai, è comunque una idea che non si butta via a prescindere per non ci sembra la strada giusta. Per salvarli un po’ però dobbiamo dire che da lì sono usciti i Maneskin che possono non piacere, ma sono una rock band di ragazzi giovani e diversa dalle solite cose. Hanno portato una ventata di aria fresca.

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Soprattutto in un momento in cui è difficile portare i ragazzi della vostra età ai live!

Si infatti ci piacciono proprio stanno riportando tanti ragazzi ad ascoltare la musica “da band”. La musica dal vivo va rispolverata perché noi che giriamo spesso a cercare live e di ragazzi della nostra età ne vediamo pochi. Oggi – aggiunge Diego – la musica per la maggior parte non è strumentale, come ad esempio quella che si sente in discoteca e in effetti in questo panorama ci sentiamo un po’ come pesci fuor d’acqua.

Su questo, qual è la cosa che più può bloccare una band giovane e neonata come la vostra?

Che non ci sia terreno fertile. Ma però nonostante tutto ci proviamo anche se non è facile anche per altri motivi, ad esempio Gabriele abita a Brescia in questo momento, però ci impegniamo sempre per riuscire a vederci e provare. Se poi veramente ce la vediamo dentro, finiamo la nostra parte di studi (oh, i ragazzi hanno anche i libri tra le mani. Non sbagliamoci) e ci proviamo. Se c’è una etichetta e qualcuno che ti dà un mano è un conto, essere da soli vuol dire lanciarsi col rischio che nessuno ti afferri.

In conclusione, nel prossimo arco temporale di media gittata, cosa succederà?

Questa estate vorremmo fare un mini tuor, tutti insieme, un po’ fuori, per farci un po’ di esperienza e per farci conoscere. Per il resto vediamo, sicuramente già oggi possiamo dire che non ci aspettavamo che le cose potessero decollare così e per il futuro il materiale c’è già. Vediamo un po’!

Summertime In Jazz