Ha 16 anni appena compiuti, una chitarra, qualche canzone da parte, un grande amore per Passenger, un ultimo anno speciale alle spalle, qualche abrasione dopo l’ultimo volo in skate e un talento che sta scoppiando. Lui è Joe Croci e lo abbiamo incontrato per voi (e come sempre un po’ anche per noi)
Intanto dicci qualcosa in più su di te
Il mio nome “vero” è Giuseppe, abito a Lusurasco ma sono nato e cresciuto a Londra. Ho cominciato a “giocare” con la chitarra ad 11 anni, per molto tempo ho cantato le cover dei miei artisti preferiti e da qualche mese ho cominciato a produrre delle cose mie. Studio alla scuola di liuteria a Cremona (nonostante il treno delle 6.20. N.d.r) dopo aver capito che fare il meccanico non poteva essere la mia vita.
Da dove nasce la passione per la musica?
In gran parte arriva dai mixtape che sentivo in macchina da piccolo. Ascoltavo quello che piaceva ai miei genitori, di conseguenza si passava dagli Oasis ad Elvis, ai Duran Duran, Queen e Spandau Ballet. Poi nel tempo sono passato a Bob Dylan, Neil Young e Tallest man on Earth. Fra i contemporanei Ed Sheeran e Passenger, però adesso cambio molto e mi affido alle playlist cercando di trovare sempre qualcosa di nuovo.
Proprio l’ultimo che hai citato possiamo considerarlo come il tuo idolo…
Si, a livelli di stalkeraggio.
Stalkeraggio che ti ha portato a conoscerlo!
Proprio così. Un giorno mio fratello mi ha parlato di un concorso per conoscerlo. Alla prima telefonata ho subito vinto l’ingresso al backstage! Quando l’ho visto ero senza parole. Mi ha chiesto se scrivevo qualcosa di mio, ha autografato la mia chitarra e poi abbiamo suonato una canzone insieme. Poi l’ho incontrato anche al “Collisioni”. In quel caso siamo entrati nel backstage un po’ di straforo… Ho visto Venditti (che mi ha preso in giro per il telefonino, ma è un’altra storia), Marco Carta, ma soprattutto, pedinando il suo manager, ho trovato Passenger e lui mi ha salutato chiamandomi per nome!
[[{“type”:”media”,”view_mode”:”media_large”,”fid”:”3491″,”attributes”:{“alt”:”Joe insieme a Passenger”,”class”:”media-image”,”height”:”241″,”title”:”Joe insieme a Passenger”,”typeof”:”foaf:Image”,”width”:”480″}}]]
Questi incontri fanno parte di un ultimo anno molto speciale per te, giusto?
Assolutamente, è stato un anno bello denso. Per certi versi un boom. Tanto riscontro nella gente. Spesso ho avuto un paio di serate ogni week-end, anche a gratis a volte, ma con l’intento di suonare il più possibile. Durante l’estate anche per strada e in spiaggia a Finale ligure, con la custodia della chitarra aperta per le offerte. Mi piace l’idea di suonare così in mezzo alla gente. Se a qualcuno piaci, sta lì ad ascoltarti, altrimenti se ne va. C’è chi ha cominciato a seguirmi sui social proprio da Finale ligure.
Dalla spiaggia ai palchi. Infatti, nonostante l’età, le tue esperienze sono già diverse, anche a livello nazionale…
Eh già, ho partecipato al Tour music fest, il festival della musica emergente, davanti a Mogol dove ho vinto nella mia categoria e a cui dovrei partecipare ancora, e ad Io Canto. Li ho avuto la richiesta da parte loro e ovviamente ho accettato. Riguardandomi, facevo un po’ schifo però è stata una esperienza espositiva anche quella.
Una però non è andata bene, quella ad Italian’s got talent. Cosa ci puoi dire?
Semplicemente che in futuro dovrò stare più attento soprattutto in certe situazioni.
Spiega
Il tutto è successo molto velocemente. In 20 minuti sono passato dall’intimazione a scrivere qualcosa di mio oppure non avrei avuto possibilità, all’avere un provino in quella trasmissione. Il provino è andato benissimo, ho ricevuto 4 si dai giudici ma inspiegabilmente non mi sono nemmeno rivisto nella puntata. Di conseguenza dovrò stare più attento perché possono succedere cose strane.
Tralasciando le parentesi “strane”. Da un po’ hai cominciato a scrivere delle cose tue. Come è successo?
Era da un po’ di tempo che pensavo di cominciare a produrre qualcosa di mio pugno. Ho provato ma proprio non usciva niente. Poi una settimana sono cominciate ad uscire le frasi e poi le canzoni. A volte bastano 5 minuti per buttare giù tutto, a volte invece per delle ore non scrivo niente. La prima, quasi da manuale, è stata su una ragazza (una stronza per l’esattezza), le altre parlano della vita come la si può vedere a 16 anni. Ho voluto scrivere le cose che ho visto e che ho provato. Anche in italiano.
Da lì è nato il tuo primo Ep, dove lo hai prodotto?
Da Corrado Bertonazzi. Ha un garage attrezzatissimo che da fuori sembra piccolo ma dentro invece è completo. Oltre alla produzione mi ha dato anche diversi consigli, specialmente per le parti della batteria. Siamo stati abbastanza veloci, abbiamo registrato 4 pezzi in due settimane.
Fra queste hai scelto “No name” da estrarre come singolo con video annesso. Come è nata la scelta ed il video?
Mi è sembrata la canzone più opportuna da proporre per prima (ecco il video: http://bit.ly/1VRfIt9 ). Non perché è la mia preferita, anzi, quella è Silhouette che sarà la seconda di cui farò il video. Per il video, il tutto è homemade. Lo abbiamo fatto io ed un mio amico nelle campagne di Fiorenzuola e in una casa abbandonata. La sera mi sono messo davanti al pc e ho fatto tutto da solo.
So che hai già altri appuntamenti in giro giusto?
Si, sempre in giro. Sarò a Tendenze la prossima settimana e poi al Melville di San Nicolò il 26. Poi c’è in programma di partecipare ad un concorso dove dovrebbero essere presenti anche alcune major discografiche e qualche altro “appuntamento” di cui però non posso ancora dire nulla. Vi terrò informati.