G.O.L.E.M. – Finalmente la presentazione all’Athena di Pontedellolio

1961

G.O.L.E.M.
Gravitational Objects of Light, Energy and Mysticism

G.O.L.E.M. Non ci sono dubbi non è soltanto un disco ma IL DISCO!

A detta di molti il miglior disco non solo dell’anno (che è appena iniziato peraltro) ma degli ultimi anni.

Il primo impatto è la potenza dell’impatto sonoro che attraverso la combinazione di due tastiere, (Apollo Negri: Hammond e Synth e Emil Quattrini Piano elettrico e Mellotron)   basso MArco Zammati),  batteria (Francesco Lupi) e di Marco Vincini alla voce arriva dritta e veloce come una freccia Cheyenne.

Un disco che fa riavvolgere il nastro del tempo e ci riporta in un lampo proprio agli inizi dei “70 dove i vinili erano incisi  dalle più oscure band underground europee quelle che provenivano da quella linea che partiva nei sobborghi di Londra che trovava linfa vitale nelle cantine di Amsterdam e Copenhagen per giungere fino Berlino.

Video: The Man from the Emerald Mine
golem

Un disco con le radici nel passato ma che parla un linguaggio del tempo presente, niente spazio all’amarcord ma solo memoria indelebile di un passato glorioso che si tramuta in suoni contemporanei che ingolosiscono  l’ascoltatore e mandano in estasi i critici.

Un disco che avevo in testa da molti anni” ci racconta Paolo “Apollo” Negri, “dall’epoca dei Wiked Minds per intenderci. Stessa ispirazione ma suoni decisamente diversi.

Un parto decisamente lungo direi!

Un’idea nata da lontano e con un parto di ben tre anni, due dei quali rubati dalla pandemia, e con una gran voglia di farlo ascoltare

L’ho ascoltato, ed è davvero una gran bel disco e non lo dico solo io ma a detta di molti del settore uno dei migliori dischi degli ultimi anni

Ho sentito buone recensioni. E’ un disco che va diretto alle radici dell’Hard Prog ma non è una mera operazione di remake. E’ stata un’operazione che ha portato in prima battuta alla creazione di un’idea sonora, per passare alla costituzione di un gruppo di musicisti che condividevano la stessa idea musicale, infine allo sviluppo collettivo delle trame musicali e dei testi.

Con il risultato di un suono che fa vibrare

Avere due tastiere ci ha permesso di dare sfogo a qualsiasi imput musicale avessimo. E ognuno di noi ha avuto modo, non solo di suonare ma di sviluppare un modello di musica che sperimentava suoni inusuali.

L’appuntamento?

Venerdì 8 all’Athena Live Club. Apre alle 20, noi cominciamo a suonare verso le 22

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Summertime In Jazz