Eccola, è la regina del Burlesque. I suoi spettacoli sono un mix di passione, sensualità ed erotismo nei quali, come in una pozione magica, riesce a dosare ironia, gusto del bello e ricerca dell’eccitazione solleticando tutti i sensi fino a raggiungere il giusto appagamento. Il tutto condito da buon gusto, che mai viene meno.
Golden DinDin possiede una voce fatta per cantare e se ne sono accorti anche i Matia Bazar che l’hanno voluta nei cori di ben due album, oltre a tanti altri progetti.
E’ chiaro è un nome d’arte, al secolo fa Lucia Pradelli, ma ormai per tutti è Golden DinDin. Il nome d’arte è una caratteristica tipica del mondo del Burlesque, che ha bisogno di trovare una “maschera” che filtri la realtà e porti un pizzico di sensuale mistero . E quindi ecco Golden nato dal nome Lucia che significa luce-luccicante per trasformarsi in oro; arrivare a “Golden” il passo è stato breve . E poi Oro “Golden”= soldi , ed ecco DinDin, il loro suono, scelto anche per la musicalità della pronuncia.
Certo, musicalità, perché la musica è il primo vero amore di Golden che si è sperimentata in mille altri ruoli da quando, circa 4 anni fa, ha deciso di reinventarsi una vita. Sia ben chiaro, non è stata una decisione facile, ma una necessità “mi sono detta che era il tempo di dare una svolta alla mia vita e di riprendere in mano le mie passioni a cominciare dalla musica”
Quindi?
“Ho ripreso a studiare a frequentare corsi di ogni tipo, tra i quali anche teatro, recitazione, e tanto altro. Ho scritto tanto e ho creato questo personaggio”.
Nel disco c’è una dedica speciale, ad un noto personaggio cartoonesco
“Certo Jessica Rabbit. Senza di lei, la sua esuberanza, la sua passionalità e sensualità, il mio personaggio non esisterebbe. Da lei è nata l’idea di mettere in scena una formosa pin-up, attingendo a piene mani dalla tradizione burlesque e del cabaret. Quello della Belle Epoque per intenderci.”
E in questo solco è nato il titolo del disco: “Rossa”
“Di certo i miei ruoli cercano di mettere al centro la passione, la sensualità in ogni sua declinazione. “Rossa”, il colore della passione, dell’amore, è la sintesi perfetta del mio pensiero e della mia filosofia che in quel colore si esprime e si esplicita alla perfezione: chi la conosce non può immaginare una Jessica Rabbit se non con i capelli rossi.”
Quali i criteri nella scelta delle canzoni? Son tutte cover?
“No, non sono tutte cover. Ci sono tre inediti, le prime tre canzoni del disco. Sono tratte dalla colonna sonora del mio spettacolo “Petto o coscia?” che porto in scena a regia di Tom Corradini e autore insieme a me, delle tre canzoni. Le altre, sì, sono cover, scelte con accuratezza. Ognuna delle quali è entrata di diritto nella colonna sonora della mia vita.”
Audio: Routine
[[{“type”:”media”,”view_mode”:”media_large”,”fid”:”11713″,”attributes”:{“alt”:””,”class”:”media-image”,”height”:”148″,”typeof”:”foaf:Image”,”width”:”480″}}]]
Quindi i criteri sono stati puramente emozionali?
“In un certo senso sì. Ma rispetto al termine “emozionale” han giocato anche gli arrangiamenti. Ho una voce che si presta ad una grande potenza. Il taglio che ho voluto dare è stato invece evocativo, cercando di modulare la mia voce verso atmosfere inneggianti al pathos, che sottintendessero passione al primo ascolto. Per questo ho dovuto imparare e studiare – ma anche imparare ad ascoltarmi- per trovare la strada giusta. La chiave di svolta di tutto il disco, è stata la canzone “Don’t Explain” di Billie Holliday. La regina del jazz che in questa canzone riconosce e accetta di essere innamorata di un uomo che la tradisce. Ecco nel momento in cui mi sono riconosciuta in questo brano e ho percepito di aver trasmesso nella mia interpretazione questi sentimenti, il disco è “rinato”, ha preso la via giusta. Ho quindi trovato anche la giusta interpretazione di un brano che canto usualmente “why don’t you do right”, la canzone di Jessica Rabbit che stavo quasi banalizzando perché cantato centinaia di volte… e invece ha preso una forma completamente diversa! E così via tutti gli altri.”
Il tutto in chiara veste Jazz-Swing
“Esatto, non poteva essere altrimenti. L’intento è stato quello di creare un’atmosfera che “facesse uscire il fumo da grammofono”. “
Video: Golden Din Din ” I put a spell on you “
[[{“type”:”media”,”view_mode”:”media_large”,”fid”:”11714″,”attributes”:{“alt”:””,”class”:”media-image”,”height”:”296″,”typeof”:”foaf:Image”,”width”:”480″}}]]
“Rossa” punto di inizio di un nuovo percorso musicale?
Dire punto di arrivo, la ciliegina che il cuoco mette sulla torta.
Qualche altra info sul disco?
Certo! Registrato all’Elfo Studio di Alberto Callegari. Gli arrangiamenti sono di Postmodern Jukebox, Fotografia di Beatrice Mancini, Grafica di Cristina Falestra e… la presentazione sarà domenica 8 luglio alle 18.30 sulla terrazza del Grande Albergo Roma.