Il nuovo ep della band piacentina arriva sabato a Musici per caso
Ci sono gruppi e solisti con cui ci si ritrova dopo tanto tempo, come a riscoprirli se non addirittura a conoscerli di nuovo. Poi ci sono gli Ercole. Ormai con loro l’appuntamento è ogni 6 – 7 mesi, anche se stavolta sembra una cosa un po’ diversa.
Questa volta infatti non li incontriamo per qualche stravolgimento nel genere, nella formazione o addirittura nel nome, ma per un percorso che da un lato si concretizza e dall’altro, come scopriremo più avanti, già si rilancia al futuro. Un percorso partito tempo fa ma che sabato sera ai Musici per caso, aprendo i Tropea, vedrà il proprio release party,
Cosa è successo in questi lunghissimi 7 mesi?
Intanto, non so se si è venuto a sapere ma Michele (Barbieri) si è sposato con Francesco Migliorini (e la coda era lunga, perciò bravo Michele. Ndr) e Zannardi ha avuto un figlio da qualche parte. Ma a parte questi particolari, dopo i singoli dei mesi scorsi, è uscito Asfalto, l’ep completo di sei pezzi.
E stavolta, essendo il proseguimento dei singoli, la linea è la stessa…
Si, alla fine il passo grosso è stato 7 mesi fa con l’uscita di Venere, perché era una cosa totalmente nuova e con un taglio molto netto con il passato. Oggi è la prosecuzione di quel cambiamento. Una proseguimento dove si trovano cose un po’ più particolari rispetto alle prime che abbiamo lanciato.
Ma fra le righe, a microfoni spenti, intuivo che il lavoro non è finito qui, vero?
Si perché in tutto abbiamo registrato 11 pezzi, 6 sono in Asfalto e gli altri 5 usciranno in un altro ep. Tutto ciò per fare tante interviste ovviamente. A parte questo però, non anticipiamo niente, solo che è quasi pronto e che dovrebbero uscire prima dei singoli e poi l’ep, un po’ come per Asfalto.
Andando ai suoni, ci sembra di sentire un forte tiro indie. Viene dagli ascolti o da quello che nasce provando?
Sicuramente figlio dell’ascolto, ma anche di scelte ben precise. Non è che abbiamo voluto copiare qualcosa di indie o fare indie perché va di moda, diciamo che ci sono quei momenti figli del tempo in cui girano alcune cose e ti ci ritrovi a farle. Da una parte lo vuoi e dall’altro ti piace.
Comunque cercando di essere “indie” anche dall’indie!
Si perché ascoltandolo non trovi un corrispettivo vero e proprio in qualcun altro. Viviamo in un periodo in cui molte persone che cercano una sonorità che ascoltano in giro, finiscono per copiare e da lì nascono tante cose brutte. Bisogna dire dall’altro lato che ci sono artisti che fuori dal genere che fanno in quel momento perché sta funzionando, non se li cagherebbe nessuno.
Una cosa che sorprende è che va via velocissimo!
E ci sono anche dei pezzi di cui abbiamo dovuto allungare la durata. In effetti la prima dura poco più di 2 minuti, la seconda poco più di 3. Diciamo che è un album un po’ punk, ed infatti noi ci consideriamo la “New era punk” (certo. Ndr). E su questo noi continuiamo a lanciare la proposta di featuring coi Bad frog che però è tuttora rimasta inascoltata.
I cambiamenti sono stati tanti nel passato. È una cosa che dobbiamo continuare ad aspettarci oppure c’è un punto di stabilità?
Probabilmente non arriveremo mai a quel punto. Potremmo anche dire di si ma non lo sappiamo, adesso quello che facciamo ci piace. Magari qualcuno può pensare che non abbiamo le idee chiare ma un musicista capisce i cambiamenti che ci sono in una band. Questa per noi è forse la prima volta che ci incanaliamo in un genere preciso e anche se queste canzoni le suoniamo ormai da molto tempo, ci piacciono ancora perciò al momento va bene così. Fondamentalmente chi rimane su un genere è perché ci sta bene dentro. Magari in futuro non cambieremo nome, anche se “Bad frog”…
C’è una certa alternanza nelle voci. Scelta stilistica, in base al pezzo, oppure all’autore?
Diremmo la prima e la seconda opzione. In pratica tutti abbiamo provato a cantarle e dopo l’ascolto abbiamo deciso la voce del singolo brano. Ad esempio anche in uno dei nuovi pezzi dobbiamo ancora decidere quale sarà la voce che lo canterà. Su questa cosa qualcuno ci ha scritto chiedendoci chi cantasse una determinata canzone perché gli era piaciuto, perciò a qualcuno questa cosa è piaciuta. Poi c’è stato anche a chi non è piaciuta la cosa, però sicuramente è arrivata. Questo forse è dovuto al fatto che siamo abituati a vedere sempre un frontman, ma noi questo problema non lo abbiamo. Diciamo che ce lo siamo posti tempo fa, all’uscita di Mirko, non ora.
Diteci qualcosa su questa Cecilia Bonini (la voce femminile presente in Hiroshima)!
Eeeeeee…. Molto forte. Era già nel nostro primo ep, prima del Mago di lots. La potete trovare su Instagram che fa le cover. È una tipa un po’ particolare, ma nel senso buono.
Una faccia per ogni pezzo. Come nasce questa scelta e come sono stati scelti i soggetti?
Non ha un motivo artistico particolare, diciamo che dietro c’è un concetto semplice ma non banale. Volevamo dare un qualcosa di riconoscibile oltre al titolo, e abbiamo pensato (in particolare Speroni) di abbinare un titolo ad una faccia, in modo da ricordarsi quella e ricondurla al pezzo, o ancora meglio ad una storia. Poi l’abbinamento è stato dettato un po’ dal testo e un po’ alla sensazione che una foto poteva dare, come in Juke box abbiamo scelto quella persona perché è una abbastanza altalenante. Ah, abbiamo anche quelle del prossimo ep!
Allora, a questo punto possiamo dire che qui la festa è finita….
Viva la figa! Si ma è un soliloquio, un modo di dire. È una frase che si dice così ma poi dietro per noi c’è un po’ il discorso che ognuno vive la vita come vuole, senza prendersi troppo sul serio. Una chiusura per dire che alla fine le cose vanno come devono andare.