Dopo tanta attesa è ormai il momento di Orzorock. La ventesima edizione è alle porte e sembra che arrivi proprio in una delle più tradizionali settimane da Orzorock, caldo, polvere e il Trebbia come unica fonte di salvezza… dopo il rock and roll ovviamente (soprattutto il rock, anche perché di acqua in Trebbia…..Vabbè. Ndr).
Un primo assaggio lo abbiamo avuto già nelle scorse settimane con alcuni antipasti, un po’ qua e un po’ là per Piacenza e dintorni, di quello che succederà in località Cosmo venerdì e sabato sera, compresa la presentazione del libro “Orzorock – Venti edizioni di musica in Trebbia” che racconta tutta l’epopea del festival, fra ricordi, testimonianze e foto.
Una storia che verrà in parte ripercorsa nella due giorni in Trebbia a Gragnano con una line-up che metterà in scena alcuni protagonisti della storia di Orzorock, a cui si aggiungeranno nuovi nomi, proposte provenienti da fuori Piacenza, realtà che orbitano nel panorama Orzorock Music e un tributo speciale.
Un Festival che arriva alla 20esima edizione con alle spalle tante scoperte musicali al suo attivo. Tanti gruppi infatti hanno trovato un trampolino su quel palco, che ha ospitato le migliori band piacentine ed in particolare, negli ultimi anni, anche tante importanti realtà del panorama dell’alternative rock italiano. Un’edizione che sempre di più vuole essere un festival di musica dove si può anche bere e mangiare e non una festa di cibo e birra dove si può anche ascoltare della musica.
Ma passiamo alla line-up.
Dato che si parte il 7 di luglio, in scaletta per la prima serata ci saranno 7 live, ed i primi ad avere l’onore di aprire la ventesima edizione, sarà un gruppo di giovanissimi rocker piacentini, i Domergue.
Dopo di loro troviamo una proposta più rodata, i My dead idols. Un suono subito forte che arriva da Parma, per accedere la prima serata tra Alternative Metal e Metalcore con influenze Hard Rock e Punk.
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Con i Delates, arriviamo a parlare di una band che può essere considerata come un “prodotto” di questi anni di festival, con un rock deciso, per certi versi old-school, nato e cresciuto all’ombra di quel palco. Per loro una crescita artistica sotto gli occhi di tutti che sfocerà nel loro primo album entro fine 2017.
Il passaggio qua è quasi obbligato: da chi rappresenta una nuova leva della nostra musica, a chi ha fatto la storia del festival, i Misfatto. Non c’è bisogno di presentarli, sono una costante del festival. Nel corso del tempo sono cambiati alcuni protagonisti, i progetti, ma non l’idea di rock che portano avanti da oltre 20 anni.
Musica per bambini cambia completamente il tono della serata. Il genio e la follia di Manuel Bongiorni, tornano sul palco di Orzo. Già presente nel mitico Trebbia Live del 1994, Musica per bambini rappresenta una di quelle proposte piacentine che nel corso della sua storia ha trovato collaborazioni e apprezzamenti nell’intero panorama musicale italiano.
Parlando di proposte d’eccellenza, arrivano in scaletta al momento giusto i Link Quartet. Presenti in svariate edizioni del festival tornano dopo un percorso che li ha portati a suonare ben oltre i confini italiani. Non solo l’hammond di Paolo Apollo Negri, ma un mix di suoni, dal funk al rock passando per il soul, che ha reso le loro produzioni inconfondibili.
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A chiudere la prima serata, ci sarà l’ultimo live e un djset. I SupaSonic Fuzz. Una bomba di energia, suoni che arrivano dallo stoner con velocità punk, per tenere viva la notte dell’Orzo che si concluderà con il misterioso (ma nemmeno troppo) djset La Noche.
Passiamo a sabato e i live aumentano, saranno 9 a cui si sommano un djset ed un tributo speciale.
La partenza è “solista”. Ad aprire la serata ci sarà Alessandro Colpani, proposta d’autore di Orzorock Music, che porterà sul palco il suo ultimo “Tra me e me”.
A seguire arrivano i La Malora che oltre a portarci il loro rock elettro-acustico. che va dalla noise all’alternative, rappresentano una di quelle realtà che in riva al Trebbia hanno trovato casa.
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Con i Mother Mary Mood arriviamo ad una band dal profilo nazionale. Arrivano da Terni ma per arrivare ad Orzorock hanno fatto un lungo viaggio che li ha portati più di una volta in USA per affinare e completare il loro suono. Il risultato? è un alternative rock in cui può trovare sia il grunge degli anni ’90 sia il rock dei Led Zeppelin.
I CNST – Cieli neri sopra Torino, già li conosciamo, vengono da Acqui Terme e per loro è un ritorno a Gragnano. Per loro una forma di cantautorato rock all’italiana, in una ricerca attenta dei suoni e nei testi.
Si sorpassa la metà della serata con un live targato Liguria, i White Mosquito. Solo due settimane fa erano al Baciccia con il loro ultimo lavoro dal titolo “Superego” e adesso tornano con le loro radici piantate nel rock anni ’70 che arrivano fino a comprendere i suoni italiani degli anni ’90.
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Dopo i ragazzi di Genova, arrivano quelli che possono considerarsi i grandi attesi della serata, gli Zebra Fink. Una crescita continua per il gruppo nato sotto l’ala protettrice del festival e che oggi tornano sul palco dell’Orzo con l’ultimo prodotto dal titolo “Zeno” e freschi di apertura del concerto degli Zen Circus.
Tanta attenzione, come sempre, per i Bravi Tutti. Altra produzione Orzorock Music, da poco fuori con l’ultimo “La ruota della sfortuna”, e che portano avanti la loro tradizione punk-rock anni ’90 riempita da testi sempre pungenti e ironici.
Un altro album che solo da pochi mesi ha visto la luce e che salirà sul palco è il “Tat tvam asi” dei Nagual. Con loro un ritorno al rock storico degli anni ’70 che unisce la parte storica della band con la freschezza del basso di Giulio Armanetti.
Se si parla di storia, ecco gli Elecrtic Swan. Lucio Calegari e Co. torna ad Orzorock dopo qualche tempo di assenza, proprio lui che era presente nel 1994 e che, come ha raccontato recentemente il front man del gruppo, è stato testimone di quel falò che accese la notte del primo Orzo.
Finito qui? No. No perché oltre al djset di Blackat Crew, ci sarà un momento che possiamo considerare unico: il tributo a Chris Cornell da parte del Placentia Gospel Choir – Nicolini Gospel Choir. Una performance fortemente voluta dei ragazzi di Associazione Orzorock, in memoria di un artista che con le sue produzioni è stato di ispirazione all’intero festival.