Dentro Revoluce, il nuovo album di Lilith and the Sinnersaints

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[[{“type”:”media”,”view_mode”:”media_large”,”fid”:”2016″,”attributes”:{“alt”:””,”class”:”media-image”,”height”:”153″,”style”:”float: left; margin: 5px;”,”typeof”:”foaf:Image”,”width”:”343″}}]]Forse non è mai successo, ma di seguito leggerete (spero per l’ultima volta), una “recensione- mea culpa”.
Al centro c’è “Revoluce”, il nuovo prodotto di Lilith and The Sinnersaints (nella foto). Un disco con un titolo che viene dal ceco che significa “rivoluzione”, in cui all’interno troviamo “luce” ma anche “love” al contrario, 10 canzoni in italiano e due tracce nel dialetto di Centenaro, in alta Valnure. Disco di cui ho parlato direttamente con Rita Lilith Oberti, Massimo Vercesi e Antonio Tony Face Bacciocchi (mancava solo C.J. Cobos).

Premetto che il disco l’ho ascoltato e riascoltato, da lì qualche certezza l’avevo costruita. A partire dal titolo che avevo collegato ad una rivoluzione, sia interna che esterna, ma un po’ lontana, un po’ politica diciamo, e invece.. “forse in passato è stata legata tanto, troppo, alla politica, invece noi vogliamo parlare di quella voglia di cambiare se stessi, la musica, il modo di vedere le cose. Una rivoluzione che nasce dall’uomo e dal suo essere, fuori da un contesto storico”.

Passo alla seconda domanda, incentrata sul fatto che l’album è composto da 12 brani, per la prima volta tutti autografi. Per me questo poteva voler significare un punto di arrivo o un segnale di completamento di un lavoro… “in effetti no, Revoluce è uscito così, per modi e tempistiche particolari l’abbiamo scritto tutto noi, ma non è detto che sarà sempre così. E’ uscito in italiano dove stava bene l’italiano e in dialetto dove stava bene il dialetto. Niente di definitivo, solo un passaggio”.

Provo con le tracce. Due in particolare mi hanno dato la sensazione di essere un po’ contrapposte nel descrivere un moto di rivoluzione, ossia “(Vorrei parlarti di) Rivoluzione” come più disillusa e “Se il 9 fosse il 6” invece più speranzosa, ma anche qui… “ma no – spiega Rita Lilith in prima persona – la differenza è che la prima è più realistica e la seconda è più sognante. In “Vorrei parlarti…” esce di più la difficoltà di cambiare le cose, anche le nostre cose, anche noi stessi, ma non c’è rassegnazione. Magari c’è la fatica di portare fuori il dentro, ma è una fatica che va fatta, che serve”.

Alla fine arrivo ad una descrizione generale, e mi scappa un “è un disco un po’ scuro”, ma anche lì… “no. Non è un disco scuro. Forse è la mia voce (ovviamente Lilith. Ndr) che lo rende così, ma il testo e il contesto non lo sono, piuttosto è un gioco di contrasti, di ripensamenti, di sfumature. Io la rivoluzione, quella intima, la vedo così”. 

Tralasciando le mie difficoltà di comprensione (artistica) e il mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa, gli autori lo descrivono come di un disco punk nello spirito, nell’attitudine, nel come è stato pensato e arrangiato. In cui esce forte la voglia di cambiamento. Un cambiamento che anche se si scontra con quello che c’è fuori, deve uscire lo stesso altrimenti non è tale, altrimenti non esiste. C’è dentro la forza di “portare fuori” ma anche un po’ di paura e inquietudine, soprattutto nella canzone di chiusura dell’album, nel rischio di non trovare niente al di fuori di noi. C’è la solitudine che, come ci spiegano, è la peggiore delle libertà. Una libertà voluta da giovani, subita quando si è più grandi.

Oltre a quelle già citate, dentro al disco troviamo “Sa furca” e “Lona neigra”, le due canzoni nel dialetto di Centenaro, (molto) più ligure che emiliano, che parlano di attese e destino, oltre a “Nero” (di cui è uscito il video alla mezzanotte di sabato 7) e “Lex”. Due canzoni scritte per una storia televisiva a cui faranno da colonna sonora, nate senza quasi senza punti di riferimento, solo in base a breve descrizioni di ambientazioni e di trama.

Il disco uscirà ufficialmente il 16 marzo, ma il tour lo anticiperà con la prima data ad Acqui Terme il 13. Da lì verranno toccati diversi palchi, in mezzo ai quali troviamo quello del Sound Bonico, sabato 21 marzo.

Il  videoclip lo puoi vedere QUI oppure cliccando sulla foto

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