Si, è vero, molto probabilmente il panorama musicale under 20 in questi anni è molto diverso rispetto a quello di solo 20 anni fa, ma le band nascono ancora. Un esempio sono i Domergue, 4 ragazzi che hanno una forbice d’età compresa tra i 15 di Arianna fino ai 19 di Lucio, e che si stanno avvicinando ai primi prodotti registrati in studio. Li abbiamo conosciuti, poco dopo un loro live in quel di Gragnano per la Notte d’Estate, e ci siamo fatti raccontare la loro storia.
Intanto dissipiamo un dubbio: la prima cosa che ricorda il vostro nome è la protagonista di The eightfull eight di Tarantino. Ci abbiamo preso?
Proprio lei. Di opzioni per il nome non ne avevamo molte e allora quando il papà di Amerigo (batterista, 18 anni) ci ha proposto questo, lo abbiamo preso subito. Lei nel film è una condannata a morte che si mette a suonare e cantare prima di arrivare al patibolo, questa immagine ci è piaciuta e così anche il nome.
Ad unirvi c’è una scuola, l’Agraria, è lì che è cominciato tutto?
Si, già un 3 anni fa quando tutti noi eravamo tra la seconda e la terza superiore al Raineri. Anche la voce dell’epoca, Carla, che però poi è cambiata ed è arrivata Arianna, che invece viene dal Romagnosi. L’Agraria è stata centrale perché è lì che ci siamo trovati e dove abbiamo anche cominciato a suonare live con la Festa dell’Agricoltura. In particolare è stato il Prof. Baldini che ha saputo che suonavamo e ci ha messo insieme per suonare, con lui alla voce, in una festa e lì è iniziato tutto.
Se non ricordo male una volta al Raineri c’era anche una sala di musica, avete cominciato a fare qualcosa lì dentro?
Ehm…. No. Anche perché adesso quella che era una volta la sala di musica, è diventata un’acetaia con una produzione di aceto balsamico fatto da disciplinare di Modena.
Ringraziandovi per avermi fatto ricordare che in effetti il sottoscritto è uscito dalle superiori più di 10 anni fa, proseguiamo: come è stata la formazione della band?
Anche se ci conoscevamo, suonavamo tutti separatamente. Prima siamo partiti io (qui a rispondere è Lucio, la chitarra del gruppo) e Amerigo, insieme a Carla. Dopodichè si aggiunto Alex che in quel momento suonava la chitarra ma data la necessità, ha preso in mano un basso. L’ultimo passaggio è stato il cambio della voce, è arrivata Arianna e con lei è cambiato anche il suono, infatti prima era soprattutto soul, poi invece “i toni si sono alzati”.
A gusti musicali c’è qualcosa che vi unisce?
In effetti no, cioè, ci sono tante cose che ci mettono insieme, ma separatamente abbiamo tutti gusti abbastanza diversi, si va da ascolti hard rock fino all’elettronica, però anche questo è il bello di suonare insieme.
Avete già accennato ad un cambiamento di suoni…
Si perché ci basiamo tanto sul tipo di voce che canta i nostri pezzi. Fino a quando c’era la prima cantante, tutto era portato ad assecondare la sua tonalità ed il suo stile e questo ci portava sempre verso il soul, invece Arianna sale di più, è molto diversa, e così siamo passati al rock. Prima il suono era molto più scuro ora invece siamo più aperti musicalmente.
E a livello personale?
C’è stato un cambiamento un po’ per tutti. Soprattutto chi è arrivato dopo (Arianna conferma che all’inizio l’asta del microfono era un po’ una protezione a cui aggrapparsi) ma anche per tutti noi dal lato dell’esperienza, passare da un genere ad un altro ha voluto dire imparare a muoversi su cose diverse.
E continuando sul discorso suoni: andando indietro, quali sono quelli che vi hanno formato o da cui siete partiti nelle vostre individualità?
Vittoria: “Mio papà suonava con Beppe e Dani e fin da piccola salivo sul palco e cantavo. Perciò è lì che ho cominciato. Poi diciamo che sono arrivata su rock e country ma sempre cose molto di tipo acustico, molto sul cantato.
Alex: “Sono partito da una raccolta rock in cui mi ricordo Deep Purple e Jefferson Airplane. Poi tanto, tanto Vasco”.
Amerigo: “Ricordo che circa a 5 anni ho cominciato a mettere le mani fra tutti i vinili che aveva mio papà, da Mozart ai Jethro tull. Poi tanto altro rock fino a quando non ho cominciato da autodidatta con la batteria. Ho fatto tanta accademia ma pochi esami…”
Lucio: “Io non ho mai voluto suonare in realtà, poi alle medie c’era per forza da scegliere uno strumento e allora ho preso la chitarra e mi è piaciuto. In 3 mesi sapevo fare tutti gli accordi, tra quelli c’era anche Smoke on the water, e li si è accesa una lampadina per la chitarra elettrica”.
Perciò quali sono i vostri ascolti di adesso?
Alex: “Dalla fusion al blues passando da Alice in chains ai White snake, poi per l’Itali, Vasco – Negrita – Litfiba”.
Amerigo: “Tanta roba elettronica, adesso tanto Gabry Ponte, italo dance a cassa dritta con bpm alto e progressive house. Questo perché faccio anche il dj, sul suonato sinceramente su due piedi adesso non saprei”.
Lucio: “Come detto, di tutto: dai cori di montagna al metal. Poi cose molto scure, ma ad esempio in questo periodo i Police. Non ho un genere preferito e passo da una cosa all’altra. Come chitarrista preferisco un B.B. King rispetto a quelli che vivono di assoli”.”.
Arianna: “Come voci italiane di artisti che influiscono su come canto, non ne ho, quelle che ascolto sono voci molto calde straniere, come la Winehouse, Joss Stone, Annie Lennox, Adele. Per gli uomini, James Bay e Bublè”.
Geograficamente orbitate attorno a Gragnano, e se si parla di musica e Gragnano, si va a finire per parlare di Orzorock…
Noi e “Orzo” ormai ci conosciamo bene, sia come rapporti e conoscenze, sia artisticamente, infatti saremo di nuovo al festival il 14 luglio. Poi per tante cose che c’erano già da indietro nel tempo. Il papà di Alex suonava nei P.O. Box e il giro era quello di Orzorock, Amerigo c’è sempre stato e anche non volendo, abita a qualche metro dal Trebbia di Gragnano e l’Orzo se lo poteva sentire da casa, ma comunque tutti noi ci siamo andati tante volte con la speranza di poterci suonare un giorno. Quel giorno poi è arrivato, anche se con qualche ritardo nel corso degli anni, e tornerà ancora.
Domanda relativa al panorama musicale piacentino: chi conoscete che fa musica più o meno della vostra età?
Conosciamo i Delates, anche se un filo più grandi, i Fight99, i The Boars, gli In case of fire. Questi li conosciamo per diversi motivi, poi quelli che abbiamo incontrato più di tutti, sono i Flidge.
Ed invece qualcuno che ha qualche anno in più?
Beh conosciamo Tony (“Face”, ma ormai definitivamente Antonio Bacciocchi) che è stato il primo maestro di Amerigo, e la Lilith, di conseguenza Link quartet e poi molta gente legata ad Orzo.
Adesso a produzioni come siamo messi?
Ad oggi abbiamo 3 cover ed un inedito, pezzi che vogliono essere utili per far sentire qualcosa in giro e perché avevamo vinto un contest, quello fatto a La Pellegrina, con premio una registrazione all’Elfo Studio. L’inedito si intitola “My own life” (anche se sul titolo qualche dubbio ce lo abbiamo ancora, ma in fondo anche su molte altre cose!) e in cantiere abbiamo altre cose nuove, anche se le tempistiche sono ancora un po’ incerte.
Primi appuntamenti e prossimi passi?
Il primo è molto ravvicinato perché è il 7 luglio a Fiorenzuola, e poi saremo ad Orzorock, il 14, al Baciccia. Per quello che verrà dopo, l’obiettivo è quello di scrivere cose nuove per tornare magari in studio con pezzi pronti da registrare.