Icone del mod rock e beat, distruttori di strumenti e amplificatori durante i concerti, animali da palcoscenico, inventori della performance rock, già punk prima del punk, questi sono i The Who. Who’s Next, Chi è il prossimo? Si chiedevano nel loro quinto disco, il più esplosivo dei loro album, come testimonia il potente urlo di Roger Daltrey in Won’t Get Fooled Again.
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Gli Who si affacciano sugli anni ’70 con un album pieno di riff che riprendono l’hard rock fine anni 60 e con i primi arrangiamenti prodotti con il sintetizzatore. L’intramontabile Baba O’Riley, che apre la tracklist sul lato A, inizia con suoni sintetizzati e chiude con violini e tamburi zigani, con Keith Moon che letteralmente fa collassare le casse del vostro giradischi. Questo connubio tra passato e presente permea tutto l’album.
Per quest’album avevano già scartato numerose copertine, tra cui una foto con donne nude obese e Keith Moon travestito da dominatrice in lingerie nera e frustino. Ma venne il giorno dello scatto fortunato. Si trovavano in macchina tutti e quattro di ritorno da un concerto in direzione Londra. Con loro c’era il fotografo Ethan Russell. Mentre andavano in macchina incontrarono una gigantesca lastra torreggiante, un enorme monolite solitario, incastonata in un centro minerario di Easington Colliery tra cumuli di carbone, immersa in un paesaggio dall’aspetto vagamente lunare.
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Pete Townshend pensò bene di fermare la macchina e fare una passeggiata fino al monolite per dare un’occhiata e fare pipì. Russell ebbe l’illuminazione. Decise di fotografare quella che loro stessi definirono “pissing on the obelisk”. Il problema era che su quattro solo uno aveva abbastanza materia prima per poter fare lo scatto. Quindi Russell si ingegnò e simulò la macchia di pipì degli altri componenti versando semplicemente dell’acqua sulla superfice del monolite. Otto polaroid ed ecco fatta la copertina del disco!
Qualcuno disse che il monolite era un chiaro riferimento a 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Kubrick aveva chiesto agli Who di comporre la colonna sonora del suo film, cosa che rifiutarono e puntualizzarono nella copertina. Se ci si pensa anche l’introduzione di Baba O’Riley ricorda i suoni del mega computer HAL 9000 in versione freak.