Intervista: Leo Nucci e la sua “Opera Laboratorio”

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Raggiungiamo al telefono il Maestro Leo Nucci mentre si trova a Montecarlo (Principato di Monaco) all’indomani di uno dei quattro concerti del Rigoletto in programma presso il teatro “l’Opèra”.

L’apprensione, prima dell’insperata intervista con il Maestro, si è subito dissolta fin dalle prime battute. Leo Nucci, il più grande baritono al mondo, ha spianato la strada con la sua disponibilità per una lunga conversazione/intervista su uno dei fiori all’occhiello del programma della Fondazione Teatri di Piacenza: “L’Opera Laboratorio” (giunta alla sua terza edizione).

Vogliamo ricordare brevemente che Leo Nucci ha al suo attivo oltre 500 rappresentazioni del “Rigoletto”, ha duettato con i più grandi cantanti (fra cui cito Pavarotti, Carreras, Katia Ricciarelli) ed è stato diretto da direttori del calibro di Abbado e Muti calcando i palchi dei più famosi teatri di tutto il mondo (per approfondimenti rimandiamo al suo sito www.leonucci.net)

Per “Opera Laboratorio” cominciano tra poco le audizioni per “L’amico Fritz” che verrà portata in scena nella prossima stagione al Teatro Municipale di Piacenza: ci può dire cosa capiterà?

Penso che “Opera Laboratorio” rappresenti il punto di partenza per ri-creare la cultura operistica in Italia, e Piacenza sta facendo scuola in questo campo grazie ad una grande intuizione della Direzione Artistica del Teatro (Cristina Ferrari – ndr) supportata dalle Istituzioni locali (Assessorato e Sindaco). Mi piace indicare quello che stiamo facendo come “lavoro di bottega”. Ti ricordi Giotto e la sua famosa “O”? Bene, la sua capacità è servita ad inserirlo in una “bottega” affinchè altri maestri potessero consentirgli di affinare la tecnica sopraffina mettendogli a disposizione le loro competenze. Questo è quello che cerchiamo di fare anche noi: a ragazzi usciti dal conservatorio (pensa che la soprano del “Elisir d’Amore” ha solo 20 anni!) che hanno svolto percorsi di studio importanti, noi mettiamo a loro disposizione tecniche, esperienza e competenza per dar loro modo di apprendere il più possibile!  Dico noi perchè il lavoro deve essere collettivo per essere completo: sono affiancato da nomi importanti nel mondo del teatro italiano come Carlo Centolavigna, Rinaldo Rinaldi, Salvo Piro e Claudio Schmid. Il risultato del lavoro è entusiasmante: per Elisir d’Amore si sono presentati ben 150 cantanti per le audizioni-selezioni! E’ stato pertato in scena a Piacenza e  poi ha avuto rappresentazioni a Modena, Reggio Emilia, e il prossimo fine settimana sarà a Ravenna. Ha avuto tantissime recensioni su testate giornalistiche nazionali e soprattutto di settore (www.operaclick.com).
Il messaggio trasmesso dalle più importanti  recensioni lette (vedi  rivista “L’opera” mese di gennaio 2015) è: “Andate a Piacenza per vedere come si fa” … e non è poco!

Piacenza che finalmente si distingue quindi? Io ho notato un deciso cambio di passo nella programmazione e soprattutto nella mentalità progettuale da parte della nuova direzione artistica.

Lo sottolineo, Piacenza e il suo Teatro Municipale cominciano a distinguersi per qualità e visione progettuale. Mi soffermo sulla seconda che ritengo essenziale per una nuova via che in Italia si dovrebbe perseguire per ricreare terreno fertile per il settore operistico. Il mercato e i teatri sono stati affossati per aver puntato sul business piuttosto che sulla cultura dell’opera. La cultura si costruisce con un meticoloso lavoro di preparazione che, almeno in prima battuta, non deve contemplare il fattore business fine a se stesso. Nel progetto “Opera laboratorio” è il primo obiettivo. A giovani, molto preparati provenienti dalla scuola, si insegna prima di tutto la cultura dei particolari, il “sapere scegliere l’abito giusto” per quel lavoro e per poter entrare meglio nella parte che dovranno recitare. Riuscire a trasmettere la pratica e l’amore del lavoro quotidiano è il nostro compito.

Il Teatro Municipale ha “messo a disposizione” un’altra chicca del suo patrimonio: il suo Coro.

Hai fatto bene a sottolinearlo: il lavoro svolto negli anni ha fatto sì che il Coro,  sotto la guida del Maestro Corrado Casati, diventasse sempre più consapevole della propria qualità e capacità. Già dal primo laboratorio (“Luisa Miller” 2013), ho avuto l’impressione di avere davanti un grande Coro nel suo insieme ma formato da incredibili artisti solisti ed è così che mi è piaciuto “usarlo”. Il Coro del Teatro Municipale si è quindi distinto per una solida preparazione tecnica ma, usando un’espressione del nostro gergo, “gioca sul palco” in modo incredibile con tutti i suoi cantanti, e non è certo una caratteristica comune a tanti altri cori.

Cosa ci possiamo aspettare dal futuro?

Intanto dobbiamo ancora affrontare tre opere laboratorio (la programmazione arriva fino al 2017) e pertanto si possono consolidare le basi affinché il messaggio che parte da Piacenza sia recepito dal resto d’Italia e, considerati i presupposti, è davvero possibile. Ma vorrei spendere ancora due parole su quello che capita da voi e sulle vostre potenzialità. Come dicevo poc’anzi, il passaggio decisivo è quello culturale. Per effettuarlo bisogna creare in Italia anche gli spazi giusti. Nella maggior parte delle città italiane, anche quelle più grandi, non esistono vere e proprie sale da concerto, cosa che invece a Piacenza esiste: la Sala dei Teatini. Una struttura incredibile che io ho scelto, ad esempio, per registrare il mio ultimo disco: “La parola Scenica” (con grandi riscontri di vendite ndr). I tecnici discografici dell’etichetta londinese Opus Arte (molto conosciuta nel campo lirico in quanto etichetta della Royal Opera House Covent Garden di Londra, ndr) e i musicisti dell’Opera Chamber che sono venuti per la registrazione sono rimasti incantati dalla bellezza e dalle caratteristiche uniche di questa sala.
E poi Piacenza ha una programmazione oculata, certo, ma di grande qualità e che mira ad un percorso culturale.  Mi piace ricordare che è in cartellone anche l’opera “I due Foscari”… e questa scelta la dice lunga sul percorso qualitativo in atto!
L’ultimo anello che si sta congiungendo è il rapporto con il Conservatorio e la sua città: giovani musicisti partecipano alle diverse iniziative promosse dalle istituzioni  condividendo, quindi, quel percorso di cui abbiamo parlato finora. Tutto questo capita a Piacenza, una piccola città ma che sta facendo scuola, o meglio, “laboratorio”.

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