Alphaville: i primi 40 anni del miglior negozio di dischi d’Italia

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Alphaville… Correva l’anno 1981, cavoli 40anni fa! Dicembre 1981 vent’anni appena compiuti e tappa fondamentale era il club 33 di largo Matteotti sotto il Cinema Plaza (già, c’era ancora il Plaza).

AlphavillePoi apparve una locandina, a dir al verità non era ancora Dicembre ma penso un mesetto prima. Una locandina che diceva “Presto Alphaville”. Una locandina di quelle che apparivano allora: un A3 in bianco e nero appiccicata su tanti muri di Piacenza.

Cosa fosse Alphaville molti lo domandavano. In un’epoca dove i telefoni andavano ancora a gettoni e il social più avanzato era la Libertà oppure Quarta Radio, rimaneva il piacere dell’incognita e della scoperta in una città che di novità ne offriva bene poche.

Un mese dopo eccolo, il nuovo negozio di dischi di Piacenza: Alphaville.

C’era di tutto: libri, dischi, manifesti, riviste, stampe. Una vera manna dal cielo.

Anche il negozio una sorpresa. Fuori dai percorsi abituali: per andarci dovevi proprio scegliere di andarci!

Ma non solo vinili, Alphaville era anche musica dal vivo. Da qualche parte dovrei ancora avere la locandina dei Tuxedomoon che a Piacenza fecero il botto davvero, insieme ad Alphaville stessa a dire il vero, salita agli onori delle cronache, non solo per aver portato il rock al Municipale ma per le intemperanze del pubblico che qualche segno al teatro lo lasciò!

Non solo i Tuxedomoon ma, grazie ad Alphaville, Piacenza ebbe anche l’onore di ospitare un certo Michael Hedges (i più giovani vadano a questo LINK per favore) e poi Mark Isham (uno che ha avuto una nomination all’oscar tanto per dire) e la Montreux band.

Da non dimenticare le mostre di Franco Fontana e Guido Harari, di certo non gli ultimi venuti, e poi, rassegne cinematografiche che anticiparono una rivoluzione di qualche anno dopo: al posto di libri e stampe subentrò il cinema e ad Alphaville arrivarono le prime video cassette.

Da allora acqua sotto i ponti ne è passata tanta: dopo le video cassette arrivarono i DVD, al posto dei vinili i CD (anche se, entrando in questi giorni in negozio, assistiamo ad una grande rivincita dei vinili sia come ristampe ma anche e soprattutto come scelta commerciale di musicisti attuali che lo scelgono come supporto della propria musica).

Oltre ai tanti cambiamenti di questi anni, anche tante certezze:

La prima è Antonio, unico superstite della truppa di quarant’anni fa. Qualche capello bianco in più, ma diciamolo, quando entri in negozio vederlo rinfranca. Rinfranca vederlo appuntare con grafia raffinata e finissima, non su un banale computer, ma su un registro cartaceo vero e proprio, le richieste dei clienti e soprattutto rinfranca ascoltare la sua scelta musicale. Quando entri da Alphaville la musica che ti accoglie sembra essere lì proprio per te, e, guarda caso, uscendo, ti porti a casa proprio quel cd che stava suonando in quel momento.

La seconda? La musica e la musica dal vivo. Il periodo covid ha tarpato, speriamo momentaneamente, le ali ad Antonio e Paolo (l’ultimo arrivato e quello che, speriamo prosegua per decenni la bella storia di Alphaville). Ma ad alphaville la musica dal vivo è sempre stata un elemento essenziale: Musica dal vivo suonata davanti e dentro la musica di dischi e CD.

Video – Paolo Cecco – Intervista rubata
Alphaville

E così Alphaville è diventato luogo dove Don Letts, dj anglo-giamaicano che contribuì alla nascita di “London Calling“, ha celebrato ad Alphaville il quarantennale del disco dei Clash, ma anche luogo dove band indipendenti locali e non, vengono a proporre dal vivo, il loro ultimi lavori in questa connessione analogica tra musica e persone. Che, come ama dire Antonio: “Un luogo di “resistenza” in cui resta fondamentale il piacere del contatto umano, del confronto e dello scambio leggero e divertito di conoscenze musicali e cinematografiche”

E infine come nelle favole che si rispettano la bella Cenerentola di allora diventa la regina di oggi!

Alphaville è diventato non uno ma IL miglior negozio italiano di dischi in un sondaggio promosso dal musicista Massimo Priviero.

 

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