Un ragazzo ed un artista in continua evoluzione, lui è True Skill e questa è la sua “Non mi appartiene”
Ogni volta ne tessiamo le lodi e ogni volta nella sua musica c’è qualcosa che prima non c’era. Il soggetto in questione è True Skill, all’anagrafe Michele Rossi, e oggi ne parliamo per un nuovo capitolo del suo percorso musicale.
Oggi True Skill ci parla e ci porta, anche già in versione video, il suono nuovo brano che si intitola “Non mi appartiene” che segna un nuovo passo in un cammino musicale che ci aveva già anticipato qualche mese fa in occasione dell’uscita della sua Cuori claustrofobici. Un cambiamento deciso rispetto al True Skill che avevamo conosciuto con i suoi primi pezzi. Ecco l’intervista per la sua nuova “Non mi appartiene”.
Ci eravamo lasciati con Cuori claustrofobici dove ci avevi detto che il “tiro diverso”, fatto di punk, rock e pop, sarebbe rimasto anche nelle future produzioni. Promessa mantenuta e ci chiediamo: come è maturato questo cambiamento che oggi stai confermando?
Si, questo tiro è confermato e fa parte di una mia deviazione dal rap cominciata già nel 2019 con “404 not found” e poi proseguita con “Tempo sprecato”. Questo è un po’ il culmine della mia ambivalenza musicale, perché è la più distante dal rap e nonostante questo la ritengo “Non mi appartiene” forse la migliore che ho fatto in questi anni. Un cambiamento dovuto alla necessità di esprime certe emozioni che ho scoperto stare meglio su altre sonorità differenti da quelle rap. Questi suoni mi permettono di esprimermi meglio quando devo elaborare certi concetti o certi mood.
Il proseguimento rispetto al pezzo precedente è anche con la collaborazione con Kymo Jackson. Che insieme vi trovate bene ormai lo abbiamo capito, e perciò andiamo oltre. Il lavoro insieme è già programmato per le prossime uscite oppure si va passo dopo passo?
Per le prossime uscite imminenti abbiamo un progetto bello corposo che terrà gli ascoltatori belli impegnati, poi nel lungo andare non so ancora. Dipende da tante cose, anche meno artistiche e più burocratiche, e non starà solo a me decidere. Ma nell’immediato ci siamo eccome.
Un cambiamento dal rap e hip hop è la lunghezza del brano. Sono oltre 4 minuti di canzone, molto lunga per gli standard del momento. Canzoni da 2 minuti e 45, ora te le senti un po’ strette?
La lunghezza della canzone è diversa dagli standard ma più che sentirmi stretto è un volerci riflettere di più, fare una canzone matura ossia con una strofa, un ritornello, una seconda strofa, un ritornello, un outro e un intro. Una canzone completa e matura al 100% e mio al 100%, fregandomene della soglia di attenzione delle persone che purtroppo si sta sempre più abbassando ed infatti le hit ormai non durano più di 3 minuti e 30 al massimo. Ma noi ce ne freghiamo e facciamo buona musica con dei contenuti e con buona sonorità. Il pezzo dura quel che deve durarne, né un secondo in più né un secondo in meno.
Lo stile rock-punk-pop lo ritroviamo anche nel video di Non mi appartiene, che va da una ambientazione high school a momenti più intimi. Era quello che volevate tu e il regista Nik Savinelli?
Si, sia per noi due, sia per tutti i ragazzi che ci hanno lavorato attorno (in fondo trovate tutti i credits. Ndr). Il video è perfettamente in target con la canzone e rispecchia addirittura quello che mi immaginavo io già un anno fa quando pensavo a come lo volevo. È stato realizzato esattamente come io lo pensavo e credo che tutto questo sia splendido. Un risultato ottenuto in un mese di lavoro in cui niente è messo a caso ma tutto è stato pensato ed elaborato in un determinato modo.
Tornando a “Non mi appartiene”, e collegandomi alla domanda sopra. Una cosa che ti porti dietro dalle esperienze musicali diverse, è la quantità di termini! I giochi di parole, di rime, di immagini cantate sono cose che continui a portarti dietro!
È il mio modo di scrivere: diretto, senza mezzi termini, esplicito, ma anche oscuro, sofisticato, estetico nel senso poetico della parole e non banale. Non voglio riempirmi di complimenti da solo ma per me è un modo di scrivere diverso da quello degli altri. Ecco, se devo usare un aggettivo per definirmi è “diverso”. Tutti abbiamo emozioni che possiamo vivere più o meno intensamente ma la differenza è di come si raccontano e io ho scelto di usare il mio modo. Questo mi distingue dagli altri e spero di emergere per questo motivo. Questa è una cosa che non cambierò mai.
(Se) Siamo all’ultimo pezzo del 2020, che anno è stato? Ai nostri occhi c’è stato un grosso cambiamento ma te in prima persona come lo definiresti?
No, non siamo all’ultimo pezzo del 2020, e per risponderti, è stato un anno di lavoro e di fatica in cui sono evoluto musicalmente, in cui ho capito tante cose su come gira l’ambiente della musica e ho ricevuto anche tanti schiaffi in faccia e tante delusioni. Un anno un po’ balordo ma che mi è servito per mettere delle basi. Io e Kymo abbiamo messo terreno su quella che può essere una futura ascesa. Io ormai non so se essere indeciso tra il perdere le speranze o pensare che anche questo sia un minuscolo passettino in più verso qualcosa di più grande, verso la mia meta. Devo vederla così perché altrimenti butterei dentro, e allora scelgo spesso di fare la seconda delle due cose anche se a volte sono un po’ giù, e quindi anche se questo Mondo non mi appartiene, come dico nel testo della canzone, voglio comunque fare qualcosa di grande e farmi riconoscere, insomma, lasciare qualcosa a questo Mondo, ed è quello che stiamo cercando di fare.