Huranova | Il nuovo Allowed to demand aloud nella parole di Carlotta Baroni

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Huranova

Il primo prodotto completo degli Huranova si chiama Huranova dal titolo Allowed to demand aloud.

Un lavoro che arriva da lontano, anticipato nel corso del tempo, svelato all’Athena qualche settimana fa e ora anche sul nostro sito. È il primo album degli Huranova dal titolo Allowed to demand aloud.

A raccontarcelo e farcelo conoscere da dentro, è la voce del progetto Huranova, Carlotta Baroni, in questa lunga intervista.

Il primo assaggio dell’album lo avevamo già avuto a giugno 2018 con Go with the devil. Il resto è maturato da lì in poi oppure era tutto pronto?

Quando è uscito il pezzo sapevamo che di lì a poco sarebbe nato un lavoro più grande, c’era un po’ di inconsapevolezza su quello che sarebbe venuto dopo ma l’album era già in cantiere.

Allora presentiamolo questo Allowed to demand aloud!

Sicuramente è un disco venuto dal cuore. È istintivo e rispecchia perfettamente tutte le sfaccettature del nostro essere musicisti.

Produzione!

Ci tenevamo molto e allora già con anticipo abbiamo scelto uno studio che ci rispecchiasse e che tirasse fuori il meglio del progetto. Per questo siamo tornati al RecLab Studios di Larsen Premoli che ci ha consigliato e tenuto per mano durante le registrazioni.

Siete arrivati già pronti alla registrazione?

Prima di andare al in studio, ci siamo concentrati a provare e riprovare in saletta tra di noi, confrontandoci tanto su quello che volevamo venisse fuori. Le canzoni c’erano ma nel mese prima abbiamo guardato insieme il dettaglio, in modo da avere le idee più chiare possibili.

A sentirlo sembra molto un disco fatto quasi per voi, più che per gli altri. È così?

Di base la nostra idea era quella di creare musica che piacesse prima di tutto a noi tirando fuori quello che abbiamo, senza limiti. Ci siamo sentiti liberi di avere carta bianca facendo quello che siamo e suonando quello che deve uscire. Era da tempo che volevamo farlo ed è stato tutto velocissimo perché creato in pochi mesi. È sicuramente un album che sentiamo molto nostro.

Cosa ci troviamo dentro?

Tanta intimità nel senso che si parla di storie e tematiche a noi care, con tanta voglia di essere espliciti ma senza diventare banali.

Nonostante il vostro tiro sia chiaro, non è solo un disco per gli amanti del genere…

Esatto. Questa è stata la nostra caratteristica, cerchiamo di unire le due cose: easy listening, con parti melodiche e più pop come per quanto riguarda la voce, ma unite a tecnicismi musicali di un bel livello e parti ritmiche belle pesanti in pieno stile alternative metal. Tutto ciò esce senza forzature. Essendo 4 teste diverse e quattro generi diversi, quello che esce è questo nostro mix, un equilibrio tra queste cose. All’inizio in effetti quello che doveva uscire era un altro genere ma provando, alla fine non è mai uscito: se due anni fa ci avessero detto che avremmo fatto un disco con tendenze metal non ci avremmo creduto.

Una cosa che non puoi non dirmi!

Sicuramente mi sento in dovere di parlare del lato estetico del disco, un packaging non convenzionale per dare qualcosa di unico alle persone che comprano il disco. E questo ha funzionato perché tutte le volte che lo vedono, non capiscono che sia proprio quello il disco e rimangono a bocca aperta.

Il packaging del nuovo album

Sono passati ormai due mesi dal lancio. Come sta andando l’album?

Questo mese di vita è stato molto positivo. Poi in un mondo così complicato dal punto di vista musicale è sempre più difficile, però abbiamo ricevuto tanti complimenti e siamo molto soddisfatti, con qualcuno che cantava già le canzoni sotto il palco durante il release party.

C’è un figlio prediletto tra queste 10 tracce?

Fondamentalmente no. Nel senso che forse quella che rispecchia di più il nostro sound attuale in toto è l’ultimo singolo, Out of contro, perché è l’ultima uscita ed è quella che ci descrive meglio, forse anche perché è l’ultima composta prima di andare a registrare. Se invece dobbiamo raccontare una curiosità, una cosa particolare a livello personale, la traccia che mi ha toccata di più è la ballad “Stronger”. Parla di un argomento molto importante come la violenza e la perdita di persone a cui siamo legate. All’inizio era arrangiata senza piano e quando Larsen ci ha fatto sentire l’arrangiamento e mi sono commossa perché mi ha toccata molto.

Nel vostro genere si guarda spesso ad est. Anche voi?

È una cosa che a noi ha sempre interessato, perché purtroppo l’italiano medio è sempre più rivolto ad un genere opposto al nostro, poi si spera che possa cambiare e che magari possa esserci spazio anche per noi nel mercato italiano. Anche l’idea di scrivere in inglese è per non darci limiti e per suonare ovunque, per soddisfazione personale e per uscire dal guscio dalla nostra città, regione stato.

Idea etichetta?

Noi al momento siamo completamente indipendenti, anche se recentemente qualche contatto con alcune etichette c’è stato.

Ufficialmente siete partiti nel 2013. Oggi siete qua per il primo album. Cosa è cambiato musicalmente dall’inizio dell’avventura?

Ci ho fatto caso l’altro giorno ripescando un video dell’epoca, noi che suonavamo a Rivergaro a Rock in Trebbia e ho detto “wow che cambiamento!”. Abbiamo nel tempo trovato una sintonia incredibile, ma poi più che altro il cambiamento c’è stato sul palco, tutte le volte vediamo che c’è più sintonia e simbiosi tra di noi, e ce lo dicono anche gli altri, le persone esterne al gruppo, che vedono questa sensazione di gruppo unito e legato tra tutti noi ed in effetti è proprio così, prima di tutto siamo quattro amici che si vogliono bene.

E invece come siete cambiati voi.

Adesso ci conosciamo come le nostre tasche, conosciamo i caratteri, cosa dà fastidio a chi, e anche con il disco abbiamo condiviso tanto tempo insieme, anche in vacanza. Perciò anche tanto extra musica. Se all’inizio cerano incompatibilità, o meglio non ci capivamo sempre a pieno, adesso siamo un libro aperto per tutti. Siamo 4 caratteri diversi che si bilanciano: c’è un equilibrio invidiabile e speriamo rimanga così.

Prima, a microfoni spenti, mi parlavi già di futuro…

Noi non vogliamo fare di fretta però a livello di bozza nella testa, c’è già qualcosa per un secondo album. Vogliamo dedicare tutto il tempo del mondo a questo disco, però non ci vogliamo fermare e quando si parla si guarda sempre al futuro. Non ci ferma più nessuno. A noi piace mettere tanta carne al fuoco e fare cose nuove, iniziative, video, non stiamo fermi un attimo, è nella nostra natura.

Summertime In Jazz